ORARI

  Martedì 26/09   Ore 21,00
     
  Sabato 30/09   Ore 21,00
     
  Domenica 01/10   Ore 18,30
     
  Lunedì 02/10   N.D.  Il Cinema Ritrovato 
     
  Martedì 03/10   N.D.  Riposo
     
  Mercoledì 04/10   N.D  Riposo




 

 


Un film di
MARYAM TOUZANI

Marocco/Francia/Belgio - 122' - Drammatico

La tradizione del mestiere del sarto
al centro di una commovente vicenda d'amore

Selezionato come candidato Marocchino
all’Oscar per il miglior film Internazionale.

SINOSSI : Halim e Mina gestiscono un tradizionale negozio di caftani in una delle più antiche medine del Marocco. Per stare al passo con i clienti esigenti, assumono un giovane di talento come apprendista. Lentamente Mina si rende conto di quanto suo marito sia turbato dalla sua presenza.
Salé, Marocco.
Helim e Mina sono una coppia sposata che gestisce un negozio di caftani tradizionali. Avendo molti clienti, i due decidono che è arrivato il momento di ingaggiare un dipendente: la scelta si dirige su un giovane apprendista con un vero talento per le vendite.
L’arrivo del ragazzo, però, si frappone tra Helim e Mina. L’uomo, in realtà,
è omosessuale, ma Mina aveva da sempre cercato di eludere la questione, convivendo con questo segreto. Ma stavolta non sarà possibile fare finta di niente, perché la presenza del giovane avrà un forte impatto sul marito.

RECENSIONE : Che surprise! Il secondo lungometraggio di Maryam Touzani, Il Caftano blu, scritto con il marito Nabil Ayouch e proiettato nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes, è sicuramente uno dei titoli più interessanti di questa edizione.
Seguiamo la vita della coppia sia all'interno che all'esterno del negozio. I due conducono un'esistenza tranquilla e modesta, fatta di piccole gioie, come mangiare mandarini o fare una passeggiata insieme. Nel frattempo, vediamo Youssef mostrare un interesse genuino per il suo lavoro e un affetto crescente nei confronti di Halim, che sembra credere nelle sue capacità. Mina, però, è scettica e lo accusa addirittura di aver rubato del raso rosa dal laboratorio.
Con grande tatto e dolcezza, iniziamo a scavare più a fondo nelle loro anime. Il legame tra Halim e Youssef si rafforza e coinvolge gradualmente anche Mina, la cui salute sembra essere in serio pericolo. Il superamento di paure nascoste a lungo e di desideri repressi diventa un tema centrale e la scrittura di Touzani e Ayouch, ricca di verità e di simpatia, fa sì che emerga magnificamente.

Tecnicamente parlando, il film di Touzani è impeccabile. La fotografia di
Virginie Surdej, molto suggestiva, fa un ottimo lavoro giocando con i chiaroscuri e i piccoli spazi dell'officina, delle strade della medina e dell'appartamento della coppia. Anche i corpi e i volti sono ripresi con sensibilità eccezionale, aggiungendo credibilità e intensità alle scene più intime del film. La tavolozza dei colori è composta per lo più da tinte "sabbiose" - marrone chiaro, caffè, ocra e giallo scuro - che si adattano alla natura terrosa di quest'opera e creano un piacevole contrasto visivo con il blu del caftano e le tonalità accese degli altri costumi che i personaggi cuciono nel loro laboratorio.

La chiusura dell'arco narrativo è un turbine di emozioni. Questa storia di amore, morte e paura fa leva sul cuore degli spettatori attraverso dialoghi asciutti, una messa in scena controllata e interpretazioni eccellenti. Bakri interpreta un uomo fragile, lacerato dall'amore e dall'affetto, oltre che dal passato e dal presente; Azabal dipinge il ritratto toccante di una donna forte e comprensiva; e Messioui costruisce un personaggio avvincente i cui sguardi e gesti parlano da soli.
Nel complesso, il secondo lungometraggio di Touzani è un film coraggioso, realizzato con amore e semplicità. Sollecita domande importanti su cosa sia l'amore, su come possa essere espresso e sul perché sia la forza motrice della nostra stessa esistenza. Speriamo che questo grande film ottenga il riconoscimento che merita nel circuito dei festival e oltre.  (Davide Abatescianni - Cineuropa)