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THE MIRACLE CLUB
Mercoledì 20 Marzo Ore 21,00
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Un film di THADDEUS O'SULLIVAN

Irlanda/Regno Unito - 91' - Commedia



Un road movie con tre regine da Oscar

Un film piacevole come una tazza di tè irlandese
Con un cast di esperte che ci fa sorridere e commuovere

La SINOSSI :  Ballygar, Irlanda, 1967. Le donne di questo chiassoso borgo popolare e tradizionale alle porte di Dublino hanno un unico sogno per assaporare la libertà e sfuggire alla noia domestica: riuscire ad andare in pellegrinaggio a Lourdes. Con la benevola interferenza del prete locale, le migliori amiche Lily, Eileen e Dolly - che non hanno mai lasciato Dublino, figurarsi l'Irlanda - riescono a organizzare il viaggio. Ma quando al terzetto si aggiunge Chrissie, recentemente tornata da un esilio decennale negli Stati Uniti, le profonde ferite del passato si riaprono e alcune amare verità vengono a a galla.

La RECENSIONE :  Questo è un road movie, un viaggio di scoperta dove non sai cosa troverai alla fine. Tutto ciò che le protagoniste sanno è che si stanno lasciando la vita alle spalle, è lo stesso regista Thaddeus O’Sullivan (Niente di personale, Un perfetto criminale) a raccontare il cuore del suo ultimo The Miracle Club. Un film dominato da un leggendario tris di regine, tre grandi attrici di diversa generazione: le vincitrici del premio Oscar Maggie Smith e Kathy Bates e la candidata Laura Linney.

Lily (Maggie Smith) ed Eileen (Kathy Bates), amiche da sempre, vivono a Ballygar, sobborgo operaio di Dublino composto in realtà soltanto da un paio di isolati. Siamo nel 1967, in questa micro-comunità tutti si conoscono e i pettegolezzi e i rancori proseguono da generazioni. Lily, Eileen e la loro giovane amica Dolly (Agnes O’Casey) si iscrivono a un talent show della parrocchia locale il cui premio sono i biglietti per Lourdes, dove le tre donne desiderano recarsi per sfuggire alla routine della vita domestica, ognuna sognando un diverso miracolo. L’arrivo dagli Stati Uniti di Chrissie (Laura Linney) che, dopo venti anni passati lontano da Ballygar, è tornata in Irlanda per il funerale della madre, getta nello scompiglio le donne, ancor più turbate dall’intenzione di Chrissie di partecipare al pellegrinaggio verso Lourdes.
Con uno strepitoso cast femminile dove giganteggia una spettacolare Maggie Smith, perfettamente accompagnata nei suoi duetti e trii da Kathy
Bates e Laura Linney, il regista Thaddeus O’Sullivan affronta oscuri segreti, credenze religiose e inesplicabili rancori, con un tono miracolosamente (visto il tema non si può definire altrimenti) lieve. Dramma e commedia sono perfettamente bilanciati e il film si fa apprezzare dagli agnostici come dai fedeli, centrando la narrazione non su miracoli veri o presunti, ma sull’importanza dell’empatia e della capacità di comprensione l’uno dell’altro, con un sorriso. (Oscar Cosulich - Ciak)

 

POVERE CREATURE
Mercoledì 27 Marzo Ore 21,00
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Un film di YORGOS LANTHIMOS

Irlanda/Regno Unito - 141' - Sentimentale/Fantasy



Un'energia visiva esplosiva che esalta
la fantasia interpretativa di Emma Stone
E si ride, della comicità più acuta

Il film ha ottenuto 10 candidature a Premi Oscar, Il film è stato premiato al Festival di Venezia, 6 candidature e vinto 2 Golden Globes, 11 candidature e vinto 5 BAFTA, Il film è stato premiato a National Board, 13 candidature e vinto un premio ai Critics Choice Award, 2 candidature a SAG Awards, 1 candidatura a Directors Guild, 1 candidatura a CDG Awards, Il film è stato premiato a AFI Awards, 1 candidatura a ADG Awards

La SINOSSI :  Racconta la storia di Bella Baxter (Emma Stone), una donna moderna dal carattere un po' lunatico e così emancipata da avere una sessualità molto spigliata per il suo tempo. Un giorno la donna, mentre cerca di sfuggire al marito, un uomo molto violento, ha un incidente e muore affogata. Grazie a un esperimento del dottor Godwin Baxter (Willem Dafoe), uno scienziato brillante e poco ortodosso, Bella torna stranamente a vivere, protetta da chi le ha ridato la vita. Sotto la guida di Baxter, la donna rediviva avverte, però, un profondo desiderio di imparare.
Bramosa di fare ritorno a quella mondanità che tanto le manca, Bella decide di fuggire insieme a
Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo), un avvocato noto non solo per la sua abilità nella professione, ma anche per la sua dissolutezza. I due vivono una travolgente avventura di continente in continente, mentre Bella, ormai totalmente libera da ogni giudizio del suo tempo, è sempre più decisa a difendere ogni forma di disuguaglianza ed emancipazione.

La RECENSIONE : Oltre alle cicatrici che lo sfigurano e alle terribili menomazioni del suo fisico, Godwin Baxter deve a suo padre anche una sincera passione per il metodo scientifico e le pratiche chirurgiche. L'esperimento che più lo inorgoglisce è Bella, che tratta come una figlia. L'ha trovata cadavere, incinta di un feto ancora vivo, e le ha ridato il respiro e trapiantato il cervello del neonato. Ora Bella, già cresciuta e splendida nel corpo, cresce rapidamente anche nelle facoltà mentali, imparando a camminare, parlare e, soprattutto, desiderare. A nulla vale, a questo punto, il tentativo del suo creatore di fermarla: God(win) le ha dato la vita e, con essa, il libero arbitrio.
La donna bambina va alla scoperta del mondo con uno sguardo nuovo, affamato e primigenio, che non ha memoria delle regole e dei pregiudizi che muovono la società, non conosce vergogna ma solo curiosità. Farà esperienza di quanto il suo comportamento sia contrario alla norma, e di quanto la norma sia lontana tanto dalla logica che dalla natura.
Quale miglior occasione, per Lanthimos, per fare sempre meglio ciò che ha sempre fatto? La Bella di Emma Stone è infatti il viatico ideale, la lente distorta che occorre per guardare con lucidità la realtà nelle sue componenti principali (già illuminate ne La favorita): mostruosità e ironia.
Povere creature! ne aggiunge o consacra un'altra: la libertà. Una dimensione rischiosa, sempre sfuggente, perché, nella scienza come nell'esistenza, "è così finché non si trova un altro modo" e ancora e ancora. Una trasformazione antropologica e sociale è dunque possibile? Una reale libertà del femminile? O è solo una favola di fanta-scienza? Per rispondere, il regista greco lancia la sua Eva in un viaggio senza tempo (non è cambiato molto, nei secoli, in materia di relazioni uomo-donna), liberando contemporaneamente un'energia visiva esplosiva, che frulla suggestioni pittoriche e organiche, impressionismo ed espressionismo, esalta il racconto vittoriano dello scozzese Alisdair Grey alla base del film, la fantasia interpretativa della Stone e il lavoro immaginifico di scenografi e costumisti.
Più simile al Candido voltairiano che al mostro di Frankenstein, la creatura di Yorgos Lanthimos fa esperienza dell'abbondanza cromatica del mondo e della scarsità di empatia dei suoi abitanti, passando in rassegna un campionario maschile tragicomico (il buono, il geloso, il padre, il cinico, il crudele) che ha in comune la tendenza a volerla rinchiudere nel proprio universo, con la scusa di offrirle protezione. E si ride, con Povere creature!, della comicità più acuta: quella che non nasconde il suo lato oscuro.  (Marianna Cappi  MyMovies)


 

ANCORA UN'ESTATE
Mercoledì 3 Aprile Ore 21,00
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Un film di CATHERINE BREILLAT

Francia - 104' - Drammatico/Thriller


 

Il ritorno di una regista che ha saputo accogliere
la sfida di raccontare con intensità e profondità
una relazione considerata deprecabile

La SINOSSI :  Anne è un avvocato specializzato nella difesa di minori abusate. Ha un marito, Pierre, e due bambine adottate. Un giorno arriva nella loro bella casa Theo, diciassettenne figlio di primo letto di Pierre. I due inizialmente non si sopportano per poi invece essere attratti l'uno dall'altra con tutte le conseguenze che questa relazione può comportare.

La RECENSIONE : In Ancora un’estate, il nuovo film di Catherine Breillat, Anna (Lea Drucker) è una famosa avvocata specializzata in cause per la protezione dei minori in una cittadina della provincia francese. È sposata a un uomo intelligente e di successo, Pierre (Olivier Rabourdin), con il quale – mentre fanno sesso – scherza sulla passione «gerontofila» che, da ragazza, aveva sviluppato per un amico di sua madre. Anne e Pierre vivono con due deliziose bimbe adottive in una bella villa isolata, nel cui giardino pieno di sole estivo l’avvocatessa annaffia i suoi pasti e le sue conversazioni con copiosi bicchieri di vino – bianco come il colore dominante nel suo guardaroba alto borghese. Non è solo quella serenità coniugale, ma anche il sistema di valori che Anne riflette professionalmente, ad essere messi in forse dall’apparizione nel quadro famigliare di Théo (Samuel Kircher), figlio diciassettenne del primo matrimonio di Pierre, e quindi almeno trent’anni più giovane di lei. Il suo arrivo, da un riformatorio svizzero (dove è finito dopo l’ultima bravata), è annunciato da una costellazione di abiti e scarpe casualmente abbandonati sul pavimento del soggiorno.
A
quella trasgressione – che già annuncia un’atmosfera di sensualità adolescenziale allo stesso tempo inconscia e provocatoria – seguono le sigarette (ha cominciato a nove anni, con sua madre, Théo spiega ad Anne), il torso nudo al tavolo del pranzo, una gita al lago dove l’avvocata si unisce ai giochi in acqua dei bambini ammonendo Théo che, quando era piccola, chi la spingeva sotto la superficie cercando di farla bere, con lei «aveva chiuso».

È solo questione di tempo perché tra i due scoppi una passione, la cui prepotente carnalità, anche nelle sequenze più intime, ci viene rivelata in una mise en scène dei volti (ed è una delle tante, belle scelte di Breillat) dove contrasta la gestualità infiammata e confusa di emozioni tra Anne a Théo con quella dolcemente affettuosa del sesso tra lei e il marito. Parzialmente ispirato dal film danese Queen of Hearts (2019), Ancora un’estate, che Breillat ha sceneggiato insieme a Pascal Bonitzer, è meno interessato a rispolverare il coté «illegittimo» del rapporto tra una donna matura e un ragazzo (per ricordare poi che, invertendo i sessi, ci si trova di fronte quasi a un’abitudine) che ad aprire invece dei punti interrogativi su cosa quella differenza d’età significhi – per esempio quando l’affaire salta fuori e Anne calibra la sua reazione (a sorpresa, drammaticamente parlando, ma ancor più per una storia di amour fou) grazie a degli strumenti di comportamento che Théo, vista la sua giovane età, non può ancora avere.

Nelle note di produzione del film, Breillat afferma: «Credo ancora che la vera arte sia morale nella sua capacità di guardare alle persone e trasfigurarle per farne sbocciare la bellezza. Il mio lavoro si interroga sulla sessualità, anche con asprezza, ma i miei film sono prima di tutto poetici: mi interessa il desiderio, l’amore, la pulsione amorosa, il senso di colpa… insomma tutto ciò che ci sfugge, che ha a che fare con il non detto e con quello che io chiamo il nostro “luogo comune”. Dal momento in cui Anne e Théo abbracciano il loro desiderio, la stessa presenza del ragazzo fa sembrare Anne più giovane, le dona luce e grazia. Sembra rivivere l’adolescenza di cui è stata privata, perché si lascia intendere che questo periodo della sua vita le è stato rovinato. E questa luce tra loro fa capire al pubblico che si sono innamorati».

La provocazione
del film non sta infatti nella relazione «scandalosa» tra Théo e Anne, ma nell’accettarne la sincerità e l’immediatezza senza, allo stesso tempo, condannare Anne all’autodistruzione o al rifiuto. In Ancora un’estate (dietro a cui c’è lo spericolato produttore tunisino Said Ben Said, abituale collaboratore di Verhoeven e De Palma), lo scandalo è più sottile. E più profondo, come d’altra parte le sue cicatrici.

 

MEMORY
Mercoledì 17 Aprile Ore 21,00
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Un film di MICHEL FRANCO

Messico/Usa - 100' - Drammatico


 

MIGLIOR ATTORE al FESTIVAL di VENEZIA

Un Michel Franco più umano e meno abrasivo
esamina il rapporto tra trauma e ricordo

Due anime ferite si incontrano nella New York di oggi,
si seguono e ripararono il loro passato

La SINOSSI :  A New York, Sylvia ha appena completato un percorso negli alcolisti anonimi e può dire di aver rimesso in sesto la sua vita, con un lavoro in un centro di assistenza, la guida severa ma presente per la figlia Anna, e un rapporto stretto con la sorella Olivia e la sua famiglia. Dopo una reunion del liceo, però, Saul la segue fin sotto casa e rimane ad attendere sotto la finestra per tutta la notte ...

La RECENSIONE : Il primo incontro non è dei migliori. Ci sarà tempo per migliorare, però. Un uomo e una donna a New York. Potrebbe essere l’inizio di una delle tante commedie romantiche che hanno nobilitato la città, considerando che si apre con una passeggiata dalle parti di Central park. Invece è un film in trasferta per il messicano Michel Franco, talvolta implacabile con i suoi personaggi e a rischio di manipolazione nel farli muovere come pedine per scioccare. La prima cosa che colpisce invece di Memory, storia d’amore fra due persone che gli americani definiscono damaged, e noi potremmo tradurre come lesionati dalla vita, è proprio il grande amore che traspare per loro da chi ce li racconta.
Ma torniamo all’inizio non dei migliori, che poi è un ritrovo di compagni di scuola che si rivedono a distanza di molti anni. 
Sylvia (Jessica Chastain) lavora come assistente sociale in una struttura che si occupa di salute mentale. Ha un passato come alcolista, si è rimessa in piedi, non beve da molti anni e la routine quotidiana strutturata l’aiuta, insieme a una figlia adolescente. Tornando dall’incontro con gli ex compagni, scopre che un uomo la segue. Si chiama Saul (Peter Sarsgaard) e non si schioda fin sotto casa sua. Lo scambia per un compagno che la fece bere per poi abusare di lei anni prima. Un errore di cui presto si rende conto, e il rapporto allenterà la tensione, ribalterà la prospettiva di queste due anime sul filo, sempre pronte a ricadere in un antico vizio, Sylvia, o peggiorare la sua demenza precoce, a poco più di 50 anni, nel caso del barbuto e sornione Saul.
Sono due persone sotto sorveglianza delle rispettive famiglie, che non sembrano proprio impeccabili nel pensare esclusivamente al bene dei due, almeno gli adulti, mentre
la scintilla del loro incontro scatena una specie di porta temporale che li risveglia dal torpore auto indotto e dà la forza per riaprire una voragine legata al passato. Fra le case di arenaria di Brooklyn e le foglie in strada di un autunno imminente, la storia procede senza sentimentalismi con un realismo rigoroso. Gli attori si spogliano di trucco e orpelli, per rendere meno glamour le loro solitudini. È il dolore represso che risale a galla a colpire, talmente dirompente da non aver bisogno di effetti speciali. Bastano due attori in spolvero e sintonia come Sarsgaard e Chastain, goffi e teneri, che mettono in scena una delle più improbabili eppure toccanti scene di sesso viste ultimamente.
Sono due adulti visti come adolescenti in libertà vigilata, capaci di gesti di libertà sconsiderata e di alimentare la dimensione del gioco, capace di sostenere il loro presente con una dose di incosciente volontà nell’affrontare il passato. Nel caso di lei è chiaro, ma reso frammentario per non far esplodere la famiglia, in quello di lui la frammentarietà è più recente, e destinata a peggiorare.
Come non essere conquistati da un amore così inatteso e singolare, in cui il massimo del romanticismo e del pegno d’amore è diventare reciprocamente il contatto d’emergenza.  (Mauro Donzelli - ComingSoon)