In collaborazione con la CINETECA di BOLOGNA
IL CINEMA RITROVATO
"Classici restaurati in Prima Visione"
Il
sito ufficiale
***
I CLASSICI DEL CINEMA
TORNANO IN SALA ***
Prosegue l'iniziativa
della CINETECA di BOLOGNA
con tanti
splendidi film
che hanno fatto la storia del Cinema
In Versione ORIGINALE Sottotitolati in ITALIANO

Il programma 2023/2024
Lunedì 18/9 e
Lunedì 25/9
 |
|
Lunedì 2
Ottobre |
|
Lunedì 6/11 e
Martedì 7/11 |
|
|
|
|
|
Lunedì 4
Dicembre |
|
Lunedì 8
Gennaio |
|
Lunedì 5
Febbraio |
|
|
|
|
|
Lunedì 4 Marzo
 |
|
Lunedì 8
Aprile |
|
Lunedì 6
Maggio |
E poi ...
Pasolini:
Cronologia di un delitto politico
(in data da definire)
 |
(Italia/2022) di
Paolo "Fiore"
Angelini
Soggetto e
sceneggiatura:
Paolo "Fiore"
Angelini, Andrea
Speranzoni,
Guglielmo Gentile.
Fotografia:
Francesco Saverio
Valentino.
Montaggio:
Massimiliano
Bartolini.
Musiche:
Stefano Pilia.
Con: Carla
Benedetti. Vincenzo
Calia, Guido Calvi,
Roberto Chiesi,
Furio Colombo, Aldo
Colonna, Antonio
Cornacchia, Goffredo
Fofi, Giovanni
Giovannetti, Franco
Grattarola, David
Grieco, Sergio
Leoni, Stefano
Maccioni, Dacia
Maraini, Silvio
Parrello, Claudia
Pinelli, Guido
Salvini, Angelo
Ventrone, Simone
Zecchi.
Produzione:
Andrea Gambetta per
Verdiana Srl.
Durata: 120’
Un ‘itinerario
istruttorio’ nella
vita di Pasolini dal
1960 al 1975, alla
ricerca della verità
politica del suo
omicidio. Il 2
novembre 1975,
Pasolini è ucciso
all’Idroscalo di
Ostia. Pino Pelosi,
un diciasettenne, si
autoaccusa. La
stampa e i media
diffondono la
notizia. E la
‘verità’ viene
scritta
definitivamente nero
su bianco. Ma che
fine hanno fatto le
testimonianze degli
abitanti
dell’Idroscalo?
Perché il “concorso
con ignoti” del
primo grado sparirà
poi nella sentenza
d’Appello e di
Cassazione? Per
raccontare quella
‘verità’ è allestita
una messa in scena,
dove Pasolini muore,
più e più volte e in
molti modi.
Liberamente ispirato
all’omonimo libro di
Andrea Speranzoni e
Paolo Bolognesi. |
|
|
LUNEDI 18
SETTEMBRE ore 21,00 € 3,50
LUNEDI 25
SETTEMBRE ore 21,00

UNA STORIA VERA di David Lynch -
(Usa/1999)
Sceneggiatura: John Roach,
Mary Sweeney. Fotografia:
Freddie Francis. Montaggio:
Mary Sweeney. Scenografia:
Jack Fisk. Musica:
Angelo Badalamenti.
Interpreti: Richard
Farnsworth (Alvin Straight),
Sissy Spacek (Rose Straight),
Harry Dean Stanton (Lyle
Straight), Jane Galloway Heitz (Dorothy),
Dan Flannery (dottor Gibbons),
Everett McGill (Tom), Kevin
Farley (Harald), John Farley (Thorvald).
Produzione: Mary
Sweeney, Neal Edelstein per
Asymmetrical Productions, Canal+,
FilmFour Productions, Ciby 2000,
Le Studio Canal+. Durata:
112’.
Restaurato
in 4K nel 2023 da StudioCanal
presso i laboratori Fotokem e
L’Immagine Ritrovata, a partire
dal negativo originale. Colonna
sonora rimasterizzata da Ronald
Eng e David Lynch. Restauro
supervisionato da David Lynch
The Straight Story si
pone come film pietra angolare
dove Lynch ribalta tutti i
propri luoghi, oggetti e
personaggi volgendoli al solare
senza sostituirne nemmeno uno.
Si tratta, con tutta evidenza,
di un film dal valore
oppositivo, in grado di
dimostrare che la “materia” del
cinema di Lynch, se solarizzata,
può esprimersi con respiro
classico e commovente. […] Un
uomo anziano vuole raggiungere
il fratello per fare pace con
lui ma ha solo un modo per
farlo: prendere un piccolo
trattore e attraversare mezza
America. The Straight Story
cerca di recuperare, sia pure in
versione destrutturata, lo
spirito del road movie classico.
In qualche modo, Lynch intende
suggerire che The Straight
Story è Cuore selvaggio
ribaltato, dove al posto di Big
Tuna c’è una ospitale e
umanissima comunità rurale, al
posto degli incidenti più feroci
vi sono tragici scontri con una
natura benigna, e in cui la
violenza degli uomini sugli
uomini cerca di essere
ricomposta attraverso un viaggio
e un perdono. Ora, vi sono due
modi di interpretare The
Straight Story: vi è chi
pensa che in fondo Lynch non sia
cambiato gran che, e va alla
ricerca degli elementi
perturbanti del film mostrando
che ci troviamo pur sempre di
fronte a un mondo più vicino
all’incubo che al sogno; e chi
pensa che si tratti di un Lynch
(troppo) pacificato […]. Ebbene,
entrambe le fazioni,
apparentemente in lotta,
sbagliano. The Straight Story è
purissimo Lynch, ma al
contrario. Il film sembra una
folle scommessa vinta:
utilizzare tutti i materiali
lynchani, esporli ‘al sole’,
volgerli al positivo e
raccontare l’America. […]
The Straight Story racconta
decoro, dignità e onore in tutte
le sue forme, attraverso un
viaggio a tappe (più una falsa
partenza) che si presenta
comunque ‘straight’ come il
protagonista, diretto e
cocciuto. Le derive non
inficiano il percorso – al
contrario del suo opposto
Cuore selvaggio – anzi lo
rafforzano. Alvin, infatti, non
solo ha scelto il viaggio, ma ha
scelto di farlo lentamente.
Rispettoso della propria età, il
protagonista va a otto
chilometri orari e si prende il
tempo che gli è necessario per
camminare attraverso la fetta di
America che lo divide dal
fratello malato. La strada
diventa il luogo in cui
meritarsi il perdono.
(Roy Menarini) |
|
LUNEDI 2
OTTOBRE ore 21,00

IL CIELO SOPRA BERLINO
di Wim Wenders (Germania-Francia/1987)
Sceneggiatura: Wim
Wenders con la collaborazione di
Peter Handke. Fotografia:
Henri Alekan. Montaggio:
Peter Przygodda. Scenografia:
Heidi Ludi. Musica:
Jürgen Knieper. Interpreti:
Bruno Ganz (Damiel), Solveig
Dommartin (Marion), Otto Sander
(Cassiel), Curt Bois (Homer),
Peter Falk (la star del cinema).
Produzione: Wim Wenders
e Anatole Dauman per Road Movies
GmbH e Argos Films. Durata:
130'
Il cielo
sopra Berlino è abitato da
angeli. Condividono lo spazio,
ma non il tempo, né il colore,
con gli umani. Wenders firma la
sceneggiatura con Peter Handke.
Due anni dopo sarebbe caduto il
Muro. "L'idea è sorta
contemporaneamente da diverse
fonti. Anzitutto dalla lettura
delle Elegie duinesi di
Rilke. Poi tempo addietro dai
quadri di Paul Klee. Anche
dall'Angelo della storia di
Walter Benjamin. D'un tratto
ascoltai anche un brano dei Cure
che parlava di ‘fallen angels'
[...]. Riflettevo anche su come
in questa città convivano, si
sovrappongano i mondi del
presente e del passato, immagini
doppie nel tempo e nello spazio,
a cui venivano ad affiancarsi
ricordi d'infanzia, di angeli in
veste di osservatori
onnipresenti e invisibili" (Wim
Wenders). |
|
LUNEDI 6
NOVEMBRE ore 21,00
MARTEDI 7 NOVEMBRE ore 21,00

IL GRANDE
LEBOWSKY di Joel Coen
(Usa/1998)
Soggetto e
sceneggiatura: Joel
Coen, Ethan Coen. Fotografia:
Roger Deakins. Montaggio:
Joel Coen, Ethan Coen, Tricia
Cooke. Scenografia:
Rick Heinrichs. Musica:
Carter Burwell. Interpreti:
Jeff Bridges (Jeffrey ‘The Dude’
Lebowski), John Goodman (Walter
Sobchak), Steve Buscemi (Donny),
Julianne Moore (Maude Lebowski),
David Huddleston (Jeffrey
Lebowski), John Turturro (Jesus
Quintana), Philip Seymour
Hoffman (Brandt), Tara Reid (Bunny).
Produzione: Ethan Coen
per Working Title. Durata:
118’ - Copia
proveniente da Universal
Pictures per concessione di Park
Circus
Restaurato in 4K nel 2018 da
Universal Pictures presso il
laboratorio NBCUniversal Studio
Post
Il grande Jeffrey ‘Dude’
Lebowski, un reduce di giuste
battaglie. Un eroe dei nostri
(altri) tempi. Molto di più:
un’icona di stile, con le sue
camicie hawaiane, i bermuda, i
sandali, la stazza debordante e
filosofica, la malinconica
coscienza di trovarsi sempre
altrove rispetto al senso delle
cose (che comunque non esiste).
Beve Alexander, gioca a bowling,
ha una collezione di amici
scombinati, si confonde in cose
di sesso con una maliarda rossa,
figlia del miliardario che l’ha
assunto perché porti a termine
un affare di riscatti (il
rapimento è il congegno
narrativo di base, per i film
dei Coen fino agli anni
Novanta). Lebowski è insomma un
Marlowe post-hippy, cinico
quanto basta a salvarsi la vita,
fedele ai propri principi etici
ed estetici, incline a certi
sogni lisergici. Nel loro film
più divertente e rilassante, i
Coen compongono con delicatezza
l’elegia d’una marginalità di
gran classe. In fondo, dopo di
lui abbiamo guardato con più
rispetto i nostri vecchi tappeti
kilim: perché se Dude Lebowski
ha detto che "danno un tono
all’ambiente", bisogna pur
credergli. (Paola Cristalli) |
|
LUNEDI 4
DICEMBRE ore 21,00

SPELLBOUND - IO TI SALVERO' di
Alfred Hitchcock (Usa/1945)
Soggetto: dal romanzo
The House of Dr. Edwardes
di Francis Beeding.
Sceneggiatura: Ben Hecht.
Fotografia: George
Barnes. Montaggio:
William Ziegler, Hal C. Kern.
Scenografia: James
Basevi. Musiche: Miklós
Rózsa. Interpreti:
Ingrid Bergman (dottoressa
Petersen), Gregory Peck (John
Ballantyne/dottor Edwardes),
Rhonda Fleming (Mary), Michail
Čechov (dottor Brulov), Leo G.
Carroll (dottor Murchison).
Produzione: David O.
Selznick per United Artists.
Durata: 118’.
Restaurato in 4K nel 2023 da
Walt Disney Studios in
collaborazione con The Academy
Film Archive, MoMA – The Museum
of Modern Art e The Film
Foundation presso i laboratori
Cineric, Inc. e Audio Mechanics.
“Volevo solo girare il primo
film di psicoanalisi. Ho voluto
rompere con il modo in cui il
cinema presenta i sogni. Ho
chiesto a Selznick di
assicurarsi la collaborazione di
Salvador Dalí. L'unica ragione
era la mia volontà di ottenere
dei sogni visivi con tratti
netti e chiari. Volevo Dalí per
il segno della sua architettura,
le ombre lunghe, le distanze che
sembrano infinite, le linee che
convergono nella prospettiva, i
volti senza forma" (Alfred
Hitchcock). E voleva Ingrid
Bergman per le ragioni di
sempre: mettere in scena lo
spettacolo di un'algida bionda
persa in un amore che potrebbe
esserle fatale. In realtà, la
Bergman algida non è mai, gli
occhiali e i capelli che
sfuggono allo chignon fanno anzi
della dottoressa Petersen uno
dei personaggi più sexy della
sua carriera. Quel palpitante
titolo italiano che sostituisce
l'enigmatico Spellbound
nutrì fanciullesche vocazioni
femminili alla psichiatria. Ma
tra un passo e l’altro d’una
psicanalisi illustrata come una
favola, quali squarci
formidabili sa aprirsi questa
cinepresa: il povero Gregory
Peck, che per antico trauma odia
il bianco e le righe, s’inoltra
nel candore d’un bagno
piastrellato, e in un attimo
comprendiamo “l’illimitato,
criptico terrore che può emanare
dagli oggetti” (James Agee);
poi, il ritorno del rimosso, in
due sole inquadrature
silenziate, è il più conciso e
agghiacciante che potremo mai
ricordare. La resa dei conti,
col suo finale fiotto di rosso,
è scritta sul filo tra pathos e
sudore freddo. |
|
LUNEDI 8
GENNAIO ore 21,00

I
SOGNATORI di Bernardo Bertolucci
(Francia/Italia/2003)
Soggetto: dal romanzo
The Holy Innocents di
Gilbert Adair. Sceneggiatura:
Gilbert Adair, Bernardo
Bertolucci. Fotografia:
Fabio Cianchetti. Montaggio:
Jacopo Quadri. Scenografia:
Jean Rabasse. Interpreti:
Michael Pitt (Matthew), Eva
Green (Isabelle), Louis Garrel (Théo),
Robin Renucci (il padre), Anna
Chancellor (la madre),
Jean-Pierre Léaud (se stesso),
Jean-Pierre Kalfon (se stesso),
Florian Cadiou (Patrick), Ingy
Fillion (la ragazza di Théo).
Produzione: Jeremy
Thomas per Recorded Picture
Company Ltd, Peninsula Film,
Fiction Film, Medusa Film. Durata: 115’
Restaurato in 4K nel 2023 da
Cineteca di Bologna in
collaborazione con Recorded
Picture Company presso il
laboratorio L’Immagine
Ritrovata, a partire dal
negativo originale. Restauro
realizzato sotto l’egida della
Fondazione Bernardo Bertolucci
Struggente ritratto di
giovinezza cinefila firmato da
Bernardo Bertolucci. Sullo
sfondo della Parigi
sessantottina, tre ventenni (Louis
Garrel, Eva Green e Michael Pitt),
voraci di film e di vita,
imparano ad amare seguendo
l’esempio dei grandi capolavori
della storia del cinema. L’atto
del citare è il contrario della
sterilità e dell’inautenticità:
ha la stessa dignità di
un’educazione sentimentale.
"Noi
dicevamo spesso che avremmo
voluto dare una macchina da
presa a chiunque. Io lo penso
ancora, così ognuno potrebbe
raccontare il proprio, di
Sessantotto. [...] Il film è
diretto più ai giovani, che
allora non c’erano. Vorrei avere
una macchina del tempo per
poterli condurre in quell’epoca.
Io non sono interessato ai film
prettamente storici, non avevo
intenzione di fare un docudrama:
volevo, piuttosto, dare vita a
un contagio e dire ai ragazzi di
oggi che, se era giusto
ribellarsi allora, lo è anche
adesso. Nel film, la politica
viene dopo la libertà e il sesso
perché il ’68 non era solo
politica. [...] Prima di tutto,
nel ’68 c’erano tante emozioni:
un mix di cinema, sesso, rock’n’roll,
le prime canne e poi,
ovviamente, la politica".
(Bernardo Bertolucci) |
|
LUNEDI 5
FEBBRAIO ore 21,00

LA FEMME D'A
COTE'
di François Truffaut
(Francia/1981)
Sceneggiatura: François
Truffaut, Suzanne Schiffman,
Jean Aurel. Fotografia:
William Lubtchansky.
Montaggio: Martine Barraqué.
Scenografia:
Jean-Pierre Kohut- Svelko.
Musica: Georges Delerue.
Interpreti: Fanny
Ardant (Mathilde Bauchard),
Gérard Dépardieu (Bernard
Coudray), Michèle Baumgartner
(Arlette Coudray), Henri Garcin
(Philippe Bauchard), Véronique
Silver (Odile Jouve), Roger Van
Hool (Roland), Philippe Morier
Genoud (lo psicanalista).
Produzione: Les Films du
Carrosse. Durata: 106’.
Restaurato
in 4K da MK2 presso il
laboratorio Hiventy, con il
sostegno di CNC – Centre
national du cinéma et de l’image
animée e ARTE France. Restauro
supervisionato dalla direttrice
della fotografia Caroline
Champetier AFC
Mathilde dal nome stendhaliano
ritrova sette anni dopo l'uomo
che aveva amato fin quasi a
soccombere: entrambi vivono in
belle case vicine, dentro simili
vite serene, eppure l'incontro
sarà fatale. "Spero che il
pubblico non prenda parte, che
li ami entrambi come li amo io":
ma come sempre per Truffaut,
anche questa è storia di uno
squilibrio passionale, e pur
nella tragedia che accomuna, la
disfatta (amorosa) è della
donna. Frasi che nessuno ha
dimenticato: "Le canzonette
dicono la verità, e più sono
stupide più dicono la verità", e
"Né con te né senza di te",
exergo ed epitaffio. |
|
LUNEDI 4
MARZO ore 21,00

PERSEPOLIS di
Marjane Satrapi, Vincent
Paronnaud
(Francia/Usa/2007)
Soggetto: dalle graphic
novel Persepolis e
Persepolis 2. Storia di un
ritorno di Marjane Satrapi.
Sceneggiatura: Marjane
Satrapi, Vincent Paronnaud.
Montaggio: Stéphane Roche.
Sceneggiatura: Marisa
Musy. Musica: Olivier
Bernet. Interpreti
(voci): Chiara Mastroianni
(Marjane), Catherine Deneuve (la
madre), Danielle Darrieux (la
nonna), Simon Abkarian (il
padre), Gabrielle Lopes (Marjane
bambina). Produzione:
Xavier Rigault, Marc-Antoine
Robert per 2.4.7. Films.
Durata: 96’
Vent’anni
di storia visti con gli occhi di
una piccola iraniana che cresce,
cambia, capisce, scopre la
storia della propria famiglia e
del proprio paese mentre il
popolo insorge contro lo Scià,
vede una rivoluzione e poi una
guerra, soffre, emigra, ritorna
nell’Iran degli ayatollah ormai
adolescente, quindi scappa di
nuovo, stavolta in Francia dove
diventa una grande disegnatrice.
Marjane Satrapi traduce in
raffinate animazioni in bianco e
nero la sua autobiografia a
fumetti, raccontando con
disincantata ironia il suo
viaggio dall’infanzia all’età
adulta e la sua ricerca di
libertà. |
|
LUNEDI 8
APRILE ore 21,00

BIRUMA NO
TATEGOTO
di Kon Ichikawa
(Giappone/1956)
Soggetto: dal romanzo
omonimo di Michio Takeyama.
Sceneggiatura: Natto Wada.
Fotografia: Minoru
Yokoyama. Montaggio:
Masanori Tsujii. Scenografia:
Takashi Matsuyama. Musica:
Akira Ifukube. Interpreti:
Shoji Yasui (Mizushima), Rentaro
Mikuni (capitano Inoue), Tatsuya
Miyashi (comandante della
fortezza), Yunosuke Ito (capo
villaggio), Taketoshi Naito (Kobayashi),
Jun Hamamura (Ito), Shunji
Kasuga (Maki), Akira Nishimura (Baba),
Hiroshi Tsuchikata (Okada),
Tanie Kitabayashi (la
vecchietta). Produzione:
Masayuki Takaki. Durata:
116’
Restaurato
nel 2022 da Nikkatsu Corporation
e The Japan Foundation presso il
laboratorio Imagica
Entertainment Media Services,
Inc., a partire da due master
positivi 35mm conservati presso
Nikkatsu Corporation. Con la
supervisione di Kon Pro, Inc. e
Chizuko Osada
Un
reggimento dell'esercito
imperiale giapponese s’arrende
alle forze britanniche in
Birmania alla fine della Seconda
guerra mondiale e trova armonia
attraverso il canto. Un soldato
semplice, creduto morto, diventa
monaco buddista e scopre
l'illuminazione spirituale.
Magnificamente girato in
silenzioso bianco e nero, è una
meditazione lirica ed eloquente
sulla bellezza che convive con
la morte e rimane una delle
dichiarazioni antimilitariste
più travolgenti dell’intero
cinema giapponese. |
|
LUNEDI 6
MAGGIO ore 21,00

IL GIARDINO DELLE VERGINI
SUICIDE di Sofia Coppola
(Usa/1999)
Soggetto: dall’omonimo
romanzo di Jeffrey Eugenides
(romanzo). Sceneggiatura:
Sofia Coppola. Fotografia:
Edward Lachman. Montaggio:
Melissa Kent, James Lyons.
Musiche: AIR. Interpreti:
James Woods (Ronald Lisbon),
Kathleen Turner (Mrs. Lisbon),
Kirsten Dunst (Lux Lisbon), Josh
Hartnett (Trip Fontaine
giovane), Michael Paré (Trip
Fontaine adulto). Scott Glenn
(padre Moody). Danny DeVito (Dr.
E. M. Horniker). A. J. Cook
(Mary Lisbon). Produzione:
Francis Ford Coppola, Julie
Costanzo, Chris Hanley, Dan
Halsted per Paramount Classics.
Durata: 97’
A
ventisette anni Sofia Coppola
legge il romanzo di Jeffrey
Eugenides, ne ricava una
sceneggiatura e la sottopone
alla Muse Productions, che ha
opzionato i diritti del libro.
Papà Francis interviene offrendo
il sostanzioso sostegno della
American Zoetrope e Sofia può
girare in serena indipendenza.
Il film piacerà alla critica,
piacerà al pubblico, piacerà a
Eugenides. La storia è quella di
cinque sorelle che si tolgono la
vita in un inspiegabile e
silenzioso suicidio collettivo,
sullo sfondo d'una famiglia
debole e oppressiva, di
un'America anni Settanta i cui
contorni sfumano in una luce
lievemente abbacinata; Sofia
Coppola comincia a tracciare qui
la sua mappa della prima
giovinezza femminile, che
osserverà sempre come un
paesaggio familiare e straniero. |
|
… Classici del cinema
che ritrovano il grande schermo, che ritrovano l’incontro vivo con
il pubblico di una sala cinematografica. Capolavori di ogni tempo (e
senza tempo) che tornano ad essere prime visioni. E di prime visioni
di tratterà a pieno titolo, per le generazioni di oggi: perché è
solo la visione collettiva davanti a un grande schermo che può
recuperare, di questi film, l’autentica bellezza visiva, l’emozione
dirompente, e tutto il divertimento, il piacere, il brivido.
La Cineteca di Bologna promuove insieme al
Circuito Cinema la distribuzione di una
serie di dieci grandi film nelle sale del
Circuito Cinema, diffuse sull’intero
territorio nazionale. si tratta, in tutti i
casi, di film restaurati con tecnologia
digitale negli ultimi anni, riportati quindi
a uno splendore e a una nitidezza visiva mai
raggiunti prima: in tutti i sensi, prime
visioni. I film saranno presentati in
versione originale con sottotitoli italiani.
Basta aver assistito una sola volta alla proiezione di un grande
film restaurato in un festival o rassegna internazionale per
rendersi conto di quanto l’esperienza risulti coinvolgente per un
ampio pubblico. Le visioni televisive (peraltro sempre più rare!) o
su dvd (peraltro di qualità spesso modesta) vengono spazzate via
dalla presenza viva delle immagini su un vero schermo. |
 |