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SINOSSI : DJ Ahmet, il film diretto da Georgi M. Unkovski, segue la storia di Ahmet (Arif Jakup), un ragazzino di quindici anni che appartiene alla minoranza turca degli Yuruk, una comunità seminomade che vive tra le colline isolate della Macedonia del Nord.
Dopo la morte della madre, la sua vita si divide tra la scuola, la cura del fratellino piccolo che non parla più e la sorveglianza delle venti pecore di famiglia. Suo padre è uomo severo e ancorato alla tradizione. Il ragazzo si rifugia nella musica, sognando un mondo più ampio e più libero. A scuola si lascia andare ai ritmi elettronici con il suo unico amico e di notte, vaga tra i boschi con le cuffie alle orecchie. È lì che per caso, incappa in un rave clandestino, dove luci e suoni trasformano per un istante il suo mondo. Una delle sue pecore si perde durante quella notte e Ahmet, sopraffatto dal senso di colpa, viene punito ogni mattina dal padre con un secchio d’acqua gelata. Eppure, qualcosa si è acceso in lui.
Accanto al richiamo della musica, cresce anche un sentimento proibito per Aya (Dora Akan Zlatanova), la vicina diciassettenne, promessa in sposa a un lavoratore turco emigrato in Germania. Aya conosce bene le regole non scritte della comunità, ma sogna di infrangerle. Quando incrocia lo sguardo sincero di Ahmet, qualcosa si incrina nel suo apparente distacco.
Tra tradizioni opprimenti, aspettative familiari e la ricerca di un’identità propria, Ahmet si trova al centro di un conflitto tra passato e futuro, tra ciò che gli è stato imposto e ciò che desidera davvero.
RECENSIONE : Un remoto villaggio della Macedonia del Nord. Ahmet è un ragazzo di 15 anni che appartiene alla minoranza turca degli Yuruk. Il padre, rimasto vedovo, lo costringe ad abbandonare gli studi per sorvegliare venti pecore e occuparsi del fratellino Naim di 5 anni che non parla più. Cerca così rifugio nella musica di cui è appassionato e una notte si ritrova in un rave nel bosco dove per un attimo si illude di stare nel mondo che gli appartiene.
Le sue pecore scappano e arrivano alla festa ma una di loro si perde. Il padre decide così di punirlo facendolo dormire fuori e svegliandolo ogni mattina con l'acqua gelata. Il suo destino s'incrocia con quello di Aya, una ragazza diciassettenne sua vicina destinata a un matrimonio combinato con un uomo emigrato dalla Germania che vuole ad ogni costo evitare. Per raggiungere questo obiettivo, Ahmet diventerà il suo principale alleato.
Non c'è la corsa disperata di Benjamin/Dustin Hoffman come nel finale di Il laureato per cercare di impedire le nozze. Ma, da lontano, durante la cerimonia, c'è l'eco di un suono sempre più forte che rimbomba.
La musica, quasi proibita, produce spesso l'effetto di un terremoto in Dj Ahmet, primo lungometraggio del cineasta macedone Georgi M. Unkovski. Sembra spesso arrivare da lontano come nella prima inquadratura del film quando Ahmet sta ascoltando un brano con un suo compagno, diventa elemento ipnotico nel rave party dove il protagonista entra in una specie di sogno e appare sospeso tra una dimensione allucinata e da realismo magico.
Già il titolo Dj Ahmet evidenzia questa intima connessione tra il protagonista e la musica. Per lui, ma anche per Aya (la preparazione e l'esibizione del ballo), diventa l'unica possibilità di fuga, fisica e sensoriale, da un villaggio conservatore, dove il futuro per entrambi sembra già segnato. Unkovski, che prima di questo debutto aveva già diretto cinque episodi della serie Prespav, si mette già in luce per uno stile riconoscibile soprattutto per come produce una specie di sdoppiamento nei volti dei protagonisti, sospesi tra la loro condizione realistica e il sogno.
Si vede soprattutto dall'uso dei primi piani, in particolare sull'attore non professionista Arif Jakup nei panni di Ahmet, dove il suo viso è segnato dal sole, dalla fatica, dal dolore, con la luce a tratti abbagliata della fotografia di Naum Doksevski che crea una frattura con un ambiente apparentemente immutabile. Ma ci sono anche quelli su Awa, sempre ravvicinatissimi e sul fratellino Naim in cui emerge, senza bisogno di un solo dialogo, la complicità con Ahmet soprattutto nei momenti in cui il bambino lo guarda dal vetro della macchina quando il padre lo costringe ad andare dal guaritore per cercare di farlo parlare.
Dj Ahmet è un sorprendente, incantato ed energico musical pastorale sullo scontro e il tentativo di coesistenza tra tradizione e modernità. La musica tradizionale reinterpretata in chiave elettronica non rappresenta l'unico momento di rottura, ma anche la ricerca del segnale del wi-fi, i video su TikTok ed Instagram, mostrano il desiderio di uno sguardo più ampio sul mondo che non sia legato solo alla tradizione della comunità Yuruk. Unkovski trova il giusto equilibrio tra una rappresentazione oggettiva della vita e dei riti del villaggio ma senza nessuna traccia documentaristica e un tono umoristico straniante e contagioso.
Dj Ahmet è un coming of age con tracce di comicità slapstick evidente nei movimenti impazziti di Ahmet e nei ralenti del primo incontro tra il protagonista e Awa e del ballo. Sono come tocchi pittorici che vanno oltre la caratterizzazione dei personaggi, a volte solo tratteggiati nei cambiamenti (soprattutto quello del padre di Ahmet) e che mostrano nel cineasta una sorprendente inventiva fuori dal comune. (di Simone Emiliani - MyMovies)
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