* O R A R I *

  Sabato 25/10   Ore 19,00
     
  Domenica 26/10   Ore 17,30




 

 




 


Un film di
LEVAN AKIN

ATTENZIONE !!!          Disponibile solo in
VERSIONE ORIGINALE SOTTOTITOLATA


Svezia/Danimarca/Turchia - Drammatico - 105'



 

Un film sulla memoria e sulla libertà personale, diretto con precisione e ben interpretato.

Un film di frontiera sull'identità e la memoria, Malinconico e liberatorio.


SINOSSI : Crossing Istanbul
, il film diretto da Levan Akin, ha per protagonista Lia (Mzia Arabuli), un'insegnante in pensione dalla Georgia.
Recentemente, la donna ha perso la sorella e questo lutto le ha creato un profondo senso di sconforto. Decide allora di reagire e di fare qualcosa in memoria della cara defunta, esaudendo il suo ultimo desiderio: andare a a cercare sua figlia
Tekla, scomparsa da anni. Lia si fa accompagnare da Achi (Lucas Kankava), ex vicino di casa di Tekla, con cui condivide ricordi e frammenti del passato.
Le loro ricerche li fanno approdare a Istanbul, città affascinante e contraddittoria, dove incontrano
Evrim (Deniz Dumanli), un avvocato impegnato a difendere i diritti delle persone transgender. L’uomo diventerà una figura fondamentale non solo per il ritrovamento di Tekla, ma anche per aprire a Lia nuove prospettive su identità, appartenenza e libertà personale.

RECENSIONE : Lia, un'insegnante di storia georgiana in pensione, parte alla ricerca della nipote transgender Tekla, scomparsa da tempo, per esaudire l'ultimo desiderio della sorella. A Batumi viene a sapere da un giovane, Achi, che la ragazza ha attraversato il confine con la Turchia. Così Lia decide di mettersi in viaggio verso Istanbul e Achi si unisce a lei offrendosi di aiutarla. Per lui si tratta di un'occasione di fuga da una situazione familiare che gli sta stretta; vive infatti con il fratello, con cui non va d'accordo, e con la cognata. La loro convivenza non è sempre facile; spesso ci sono infatti dei contrasti, soprattutto per la diffidenza di Lia nei confronti di Achi, ma alla fine riusciranno a comprendersi e a unire le forze per raggiungere l'obiettivo. Ad aiutarli c'è anche Evrim, un'avvocata che si batte per i diritti dei trans.
L'approccio documentario si fonde con il road-movie in Crossing Istanbul, quarto lungometraggio del cineasta svedese/georgiano Levan Arkin che si era fatto conoscere soprattutto con il precedente And Then We Danced dove aveva già affrontato tematiche LGBT mostrando l'attrazione tra due ballerini.
Il film s'immerge dentro Istanbul, cattura il cuore pulsante della città, con le immagini e i suoni del traffico, delle strade affollate o i campi larghi sui palazzi. Ma non è uno sguardo turistico. Sotto certi aspetti richiama Crossing the Bridge - The Sound of Istanbul per il legame quasi fisico con la città. Per Akin lo spazio di Istanbul diventava l'occasione per una panoramica sui differenti generi della musica turca. Per Levan Arkin è invece il provvisorio, incerto approdo di un cinema di attraversamenti, di frontiere, confini, di luoghi che vengono scoperti dallo sguardo di Lia e Achi, prima durante il viaggio in pullman (l'insegnante che guarda fuori dal finestrino) e poi in alcuni momenti decisivi come nella scena in cui i due protagonisti cercano Tekla nel quartiere trans della città.
Crossing Istanbul è composto da tante istantanee, anche fotografiche, ma piene di vitalità. La storia di Lia e Achi s'incrocia anche con quella, per esempio, di due ragazzini di strada ed Evrim, l'avvocato trans che lavora come volontaria in un centro LGBTQ+ e che è al centro di uno dei frammenti più politici del film, quello in cui si trova in un commissariato e viene trattata con sufficienza, quasi presa in giro, da due poliziotti che diventa metafora della lotta quotidiana per affermare i propri diritti. Nel raccordo tra i personaggi, inizialmente può sembrare che Evrim sia effettivamente Tekla. In realtà è uno spontaneo e non cercato depistamento.
Per il regista è piuttosto l'occasione per un altro ritratto coerente di un cinema sull'identità e la memoria, di volti nella folla, che si forma sotto gli occhi dello spettatore e riesce ad avere una linea narrativa ondivaga. Per questo a volte possono sembrare maggiormente costruiti alcuni momenti più cinematografici come lo schiaffo di Lia ad Achi o il ballo in strada della protagonista. L'immersione geografica e soprattutto umana resta però autentica, supportata anche da ottimi attori dove emergono soprattutto Mzia Arabuli nel ruolo di Lia e Deniz Dumanli in quello di Evrim. Malinconico ma anche liberatorio.  (di Simone Emiliani - MyMovies)