ORARI

  Giovedì 27/10   Ore 21,00
     
  Venerdì 28/10   Ore 21,00
     
  Sabato 29/10   Ore 18,15 - 21,00
     
  Domenica 30/10   Ore 15,30 - 18,15 - 21,00
     
  Lunedì 31/10   Ore 21,00  
     
  Martedì 01/11   Ore 15,30 - 18,15 - 21,00



 


Regia e sceneggiatura RUBEN ÖSTLUND

Carl: Harris Dickinson - Yaya: Charlbi Dean
Il capitano: Woody Harrelson - Paula: Vicki Berlin
Jarmo: Henrik Dorsin - Dimitri: Zlatko Burić  Abigail - Dolly De Leon

Svezia/Germania - 142' - Commedia/Drammatico

La SCHEDA

Vincitore della Palma d'Oro all'ultimo Festival di Cannes, Triangle of Sadness di Ruben Östlund si annuncia come uno dei titoli più attesi, controversi ed eclatanti della stagione, una satira irresistibile dove ruoli sociali, stereotipi di genere e barriere di classe vanno in frantumi.

Accolto dal pubblico a Cannes con vere e proprie ovazioni in sala durante la proiezione ufficiale, Triangle of Sadness è il secondo film di Östlund a conquistare la Palma d'Oro dopo The Square.

In perfetto equilibrio tragicomico dall'inizio alla fine. Cinico come Parasite, esilarante, intelligente, perfetta fotografia delle nostre isterie sociali.

SINOSSI : Una coppia di modelli, Carl e Yaya (Harris Dickinson e Charlbi Dean), partecipa a una crociera di lusso insieme a un bizzarro gruppo di super ricchi e a un comandante (Woody Harrelson) con il debole per gli alcolici e Karl Marx. Tutto all'inizio sembra piacevole e "instagrammabile", ma un evento catastrofico trasforma il viaggio in un'avventura in cui ogni gerarchia viene capovolta.

La RECENSIONE di MoviePlayer  : Un uomo si mette a urlare durante una cena di gala. Gli invitati sorridono imbarazzati, almeno sino a quando questo tipo strano, a petto nudo, inizia a sbraitare come una scimmia. Un comportamento straniante che di colpo distrugge ogni etichetta alto-borghese. Apriamo la nostra recensione di Triangle of Sadness rievocando la scena cult di The Square, il film di Ruben Östlund che qui a Cannes vinse la Palma d'Oro cinque anni fa. L'eco di quelle urla scimmiesche si sente forte anche nel nuovo film del regista svedese, ancora una volta interessato a distruggere con lucido cinismo le nostre regole sociali. Ci riesce con un film intelligente, ispirato e sovversivo, che parte da una coppia di giovani modelli per poi allargarsi piano piano, arrivando a fotografare la società capitalista. L'istantanea di Triangle of Sadness è roba preziosa, perché è stata scattata da un regista spietato e sincero nel farci ridere delle nostre disgrazie. Un regista che ci ha regalato il primo, sincero colpo di fulmine del Festival di Cannes.
Cos'è il triangolo della tristezza citato nel titolo? È una piccola porzione della nostra fronte, poco sopra le sopracciglia. È quel muscolo che i modelli e le modelle irrigidiscono per sembrare sexy (e dannatamente tristi) quando si mettono in posa. Cosa che accade soprattutto nei poster dei brand di alta moda, perché per le marche più accessibili si mettono a sorridere sempre. Parte da questo minuscolo particolare Triangle of Sadness, un dettaglio quasi insignificante ma verissimo che mette subito le cose in chiaro: Östlund ha voglia di mettere a nudo ipocrisie, abitudini e meccanismi sociali di cui siamo tutti vittime e complici. Tutto inizia con Carl e Yaya, giovane coppia di modelli abbastanza infelice. Lui è insicuro, a tratti paranoico. Lei totalmente vittima della sua immagine da esporre e vendere come merce su Instagram. I due vengono invitati a una crociera di lusso, piena di gente ricchissima e capricciosa. Una volta a bordo il mare si agita perché Östlund crea una tempesta che non risparmia nessuno e travolge tutti. Al centro del triangolo della tristezza ci sono le derive più assurde e paradossali della società capitalista: le sue regole rigide, la sua impostazione gerarchica e classista, i suoi pregiudizi, le sue assurdità. Alla ricerca della bruttezza dietro la presunta bellezza.
Così Triangle of Sadness scardina l'assurdo con l'assurdo, e inizia a creare una marea di situazioni talmente paradossali da fare il giro e diventare emblematiche. Un esempio? Un ragazzo che litiga con la sua ragazza, infastidito dal fatto che lei dia per scontato che lui debba offrirle la cena. In questo film tutto è ribaltato come una maschera tolta e buttata via. Si può parlare di satira? Secondo noi sì, se per satira intendiamo un atteggiamento corrosivo nei confronti di chi è al potere. In questo film il potere sono i soldi, l'agio ostentato, il delirio in cui vivono i ricchi totalmente fuori dal mondo, al sicuro nella loro bolla dorata. Una bolla che Triangle of Sadness fa scoppiare di continuo.
Pura dinamite. Triangle of Sadness è esplosivo in tutti i sensi. Fragoroso come una risata impossibile da trattenere davanti a un film a tratti esilarante. Grottesco senza mai sembrare staccato dal reale, Östlund esaspera i toni e detta le sue leggi del contrappasso mettendo sotto torchio tutti i suoi personaggi esasperati. Lo fa con una scrittura eccezionale (secondo noi da premiare a Cannes e con una nomination agli Oscar già in tasca), ispirata, capace di tenere 2 ore e mezza di film in perfetto equilibrio tragicomico tutto il tempo. Eccezionale l'idea di un film "matrioska al contrario". Prima piccolo e privato, poi sempre più ampio. Con questo film Östlund ha scritto il suo Il signore delle mosche (infatti di mosche nel film ne volano parecchie), ovvero un esperimento sociale estremo in cui è impossibile non riconoscere la disgrazia dell'umanità. Cinico come Parasite, di cui richiama le piramidi sociali da sovvertire, Triangle of Sadness è il tipico film che ti fa ridere e sogghignare a denti stretti, perché siamo davvero tutti sulla stessa nave. Tutti colpevoli e impossibili da salvare durante il nostro naufragio. (Giuseppe Grossi)