ORARI

  SABATO 24/09   Ore  21,30
     
  DOMENICA 25/09   Ore  16,30

 



 



 







 






 


Un film di PHILIPPE LE GUAY

Cast: Francois Cluzet, Jérémie Renier, Bérénice Bejo

Francia - 114' - Drammatico

La SCHEDA di Cinematografo
 

Film con una forte tensione psicologica che ha il coraggio di trattare un tema delicatissimo come quello del negazionismo

Non si dimentica facilmente questo film. Perché Le Guay non solo ha avuto il coraggio di parlare di negazionismo, ma ha reso monsieur Fonzic quasi più convincente dello stesso Simon. Infatti, mentre Simon comincia a perdere la calma, e la testa, Fonzic conquista la fiducia di alcuni condomini e riesce a comunicare con Justine.  Non convince noi, certo, ma rende l’idea di dove possano arrivare i suoi modi suadenti, la manipolazione, il vittimismo, la sicurezza di essere dalla parte del giusto, della ricerca di una verità liquidata frettolosamente dalla storia.
Ed è facile capire, ahinoi, come le sicurezze su cui si basano le nostre vite siano sempre in pericolo e non acquisite una volta per tutte. (Da www.taxidrivers.it)

 

SINOSSI :  A Parigi, Simon ed Hélène decidono di vendere una cantina nello stabile dove abitano. Un uomo dal passato torbido l'acquista e ci va a vivere senza dire niente a nessuno. Piano piano la sua presenza sconvolgerà la vita della coppia ...

RECENSIONE :
All’eclettica filmografia di Philippe Le Guay (Il costo della vitaMolière in biciclettaFlorida) mancava un thriller trainato dalla suspense ideologica, o meglio un noir contemporaneo che propendesse per la pressione crescente sui personaggi preferendola al classico gioco d’azione-reazione.
Ne Un’ombra sulla verità, la limpida linearità degli eventi relazionata al presente metropolitano parigino subisce lo scossone dell’imprevisto, incarnato dal misterioso Jacques Fonzic. Il film si pone come una fusione rivisitata di capolavori quali Il maratonetaLa verità negata e L’ultimo metrò, permeato tuttavia dalle costanti influenze del cinema di Hitchcock e contaminato da tracce dell’ultimo 
Buñuel (autori cardine dell’educazione audiovisiva di Le Guay) e Polanski.
Estrapola da un contesto di assoluta normalità il tema cocente del negazionismo le cui mire intentano cause complottiste all’indirizzo della Shoah derubricandone l’evidente gravità. Al centro della vicenda – tratta da quanto realmente successo a due amici del regista – una coppia ignara, dall’altra un tranquillo cittadino la cui falsa rispettabilità gli permette di “conquistare” un fortino, una cantina dove trasferirsi a vivere per continuare la propria missione mistificatoria.
Quanto può essere destabilizzante la presenza di uno sconosciuto di cui non si sa niente, che si trasforma in una minaccia per le sue convinzioni sociali e le devianze eccezionalmente attrattive per le menti più giovani?
In un crescendo di confronti sempre più diretti e violenti fra le parti, Le Guay mette a nudo i bachi legali capaci di rendere impotenti le vittime e straordinariamente solidi i carnefici. Chi è Fonzic, la vittima o il carnefice? Arduo capirlo se si decide di riflettere sulle parole, frenare la credibilità dell’apparenza indirizzando l’istinto della ragione verso un quadro più ampio in cui, purtroppo, anche internet ha un peso rilevante.
D’altronde la pellicola non vuole essere di facile lettura, offrendo fino all’ultimo il fondamentale beneficio del dubbio, alimentato dagli atteggiamenti, dall’irruenza dei Sandberg ma allo stesso tempo dall’abilità di Fonzic nello strumentalizzare i fatti manipolando le menti più deboli. L’appello alla libertà di pensiero concede al “villain” di François Cluzet la possibilità di contestestare in qualche modo il politically correct.
Un’ombra sulla verità, in questo senso, ricorda opere come L’allievo (Bryan Singer, 1998) e L’onda (Dennis Gansel, 2008) non tanto per lo stile e lo sviluppo quanto per il tema dell’indottrinamento e dell’influenza esercitata da un soggetto su un altro.
A livello inversamente proporzionale, ecco sopraggiungere una strana disfunzionalità concettuale in chi la macchia la vorrebbe rimuovere: Simon ed Héléne entrano in crisi come la borghesia che ne contraddistingue l’identità sociale aggrappata a un nodo storico cruciale. In breve, una lenta deriva raccontata da Le Guay generando un dibattito.
Alla fine, rimaniamo tutti giustamente ancorati alle nostre ferree conoscenze del secolo scorso apprese sui libri di scuola e sui saggi. Lo sterminio, l’antisemitismo sanguinario, le deportazioni e le sofferenze che hanno portato a milioni di morti non si discutono poiché fanno parte della tragica storia dell’umanità… Ma qualcosa di non precisamente identificabile sembra intaccare il drammatico spartito dell’inconfutabile verità. Un’esitazione. Una titubanza. Un’ombra.
Recensione di  www.recencinema.it