ORARIO

  Giovedì 10/02   Ore 21.00
     
  Venerdì 11/02   Ore 21.00
     
  Sabato 12/02   Ore 18.00 - 20.30
     
  Domenica 13/02   Ore 15.30 - 18.00 - 20.30 Ultimo giorno
     
  Lunedì 14/02   N.D. RASSEGNA WEST SIDE STORY
 
  Martedì 15/02   N.D. RASSEGNA  WEST SIDE STORY
     
  Mercoledì 16/02   N.D. RASSEGNA  HOUSE OF GUCCI

 

 

 

 

12 NOMINATION OSCAR 2022
tra cui Miglior Film
e Miglior Regia

Miglior Regia al Festival di Venezia 2021

La Campion rende sensuale ogni cosa su cui si posa.

Brutale e delicato, machista ed emozionale, Il potere del cane conferma perché Jane Champion è una delle più grandi

Regia: JANE CAMPION

Nazione: Gran Bretagna - Durata: 125 min. - Genere: Drammatico

IL TRAILER    LA SCHEDA

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La regista neozelandese Jane Champion (premiata per la Miglior Regia al Festival di Venezia 2021 con questo lavoro) introduce, sin dalle prime immagini di “The Power of the Dog”, i suoi personaggi, portando lo spettatore in uno sperduto ranch del Montana. I due fratelli Phil (Benedict Cumberbatch) e George (Jesse Plemons) non possono essere più diversi. Il primo è carismatico ma brusco, l’altro gentile e insicuro. Il loro rapporto difficile si complica con il matrimonio di George con la vedova Rose.
Dopo i grandi paesaggi aperti e le mandrie portate da rudi cowboys il registro cambia. L’arrivo di Rose segna l’inizio di una cupa tragedia ambientata in una casa scura e ricca nel mezzo del nulla.
Tra la nuova coppia e il fratello-padrone Phil la tensione è in crescendo con dialoghi secchi e musica di piano e chitarra suonata da un uomo e una donna che si attraggono e si detestano allo stesso tempo. Come in “Lezioni di piano”, chi sembra rozzo non lo è affatto. Dietro il cinismo di Phil ci sono dei segreti, che verranno fuori con l’arrivo del figlio di Rose interpretato da Thomasin Mackenzie, un ragazzo effemminato e fragile che diventa il deus ex machina della storia.

Il potere del cane: una storia che Jane Campion aveva nel cuore da tempo.

C’è un romanzo dietro "Il potere del cane" la matrice letteraria è palese. In più, c’è il linguaggio cinematografico per immagini, di cui la regista è maestra. I grandi scenari aperti del Montana sono il teatro open air di un cast da urlo. Kirsten Dunst nella sua bellezza pervasa da malinconia riempie lo schermo ed è l’antitesi perfetta alla maschera drammatica di Benedict Cumberbatch, un uomo che nasconde il suo vero essere dietro la patina di sporco che lo copre per tutto il film. È lui, Phil, il personaggio più forte della storia, un antieroe destinato a soccombere. La sua ossessione per Bronco Bill, leggendario cowboy degli anni ’50, è solo una copertura di facciata, come si può intuire quasi subito. C’è qualcosa di “Vento di passioni” di Edward Zwick, ma anche di “Brokeback Mountain” di Ang Lee in “Il potere del cane”.
Jane Campion, con la sensibilità che la caratterizza, riesce a raccontare un universo che sembra arido come le montagne del Montana in estate. Invece, c’è tanto dolore e buio nel cuore di questi uomini che per definizione non provano sentimenti. Senza svelare troppo, come in una tragedia shakespeariana, il cerchio si chiuderà. Una colonna sonora efficace, forse anche un pizzico invasiva, enfatizza i momenti clou di questo film distribuito da Netflix da vedere assolutamente in lingua originale e sul grande schermo se possibile.

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Recensione di Carlo Confalonieri : Fino a ieri i due grandi capolavori sull'omosessualità repressa che diventa omofobia erano RIFLESSI  IN UN OCCHIO D'ORO di John Huston e TOM A LA FERME di Xavier Dolan. Oggi si aggiunge il film magistrale che Jane Campion ha tratto dal romanzo omonimo di Thomas Savage. Un affondo visionario, morboso, torbido e sensuale nella mente di un cowboy del Montana Anni 20, schiavo del mito virile e machista, ma nel profondo segnato da un'attrazione verso il proprio sesso. Che dal ricordo del suo cavaliere mentore e probabile amante defunto (con la cui sciarpa fa l'amore come ne L'APRES MIDI D'UN FAUNE, in una scena di una potenza erotica come solo la Campion può girare come ai tempi di LEZIONI DI PIANO), passa all'attrazione/odio per il figlio della moglie del fratello, efebico e sensibile all'apparenza, in verità forte  intelligente e coraggioso nell'animo. Sara' lui a ripulire il mondo da quell'obbrobrio vivente che lo perseguita, insieme alla madre. Uno con l'omofobia, l'altra con la misoginia. Jane Campion filma da genio del Cinema qual'è, gettando ombre ovunque e segnali sessuali latenti dove non ti aspetteresti. Disegna  un'altra figura femminile potentissima come ai tempi di LEZIONI DI PIANO, minacciata da un maschile orrendo e grezzo che ne nega il potenziale umano e la spinge a bere. Così come la dolcezza del figlio diventa un bersaglio per il cognato patologico. Solo l'occhio visionario e trasformativo della Campion poteva inventare un nuovo west e un nuovo western che diventa un thriller hitchcockiano così come TOM A LA FERME. I personaggi affidati ad attori superlativi sono simboli del male (Benedict Cumberbacht), del bene (Kirsten Dunst), dell'ambiguità fra i due (Kodi Smeet McPee). E come in una tragedia Greca all'ombra di praterie come deserti (gialli, ma come quelli Antonioniani, rossi per la nevrosi devastante), si consuma la lotta fra sane pulsioni inconsce e la ragione malata che le rifiuta, come hanno fatto i senatori che hanno bloccato il DDL ZAN lasciando la società che avanza ai pali di un DESERTO ROSSO. Da vedere per dimensione visiva solo e unicamente al Cinema, a meno che non si voglia vedere la copia distorta di un Capolavoro.