ORARI

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Record di Nomination ai premi Goya 2022:
20 Nomination in 17 categorie

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Candidato OSCAR 2022 per la Spagna

Regia: Fernando Leon de Aranoa

Attori: Javier Bardem - Almudena Amor - Manolo Solo
María de Nati - Mara Guil - Óscar de la Fuente

Nazione: Spagna  - Durata: 115 min. - Genere: Commedia

IL TRAILER   IL PRESSBOOK

una dark comedy sul mondo del lavoro
con un Bardem come sempre perfetto

Nulla sfugge al controllo di una sceneggiatura senza sbavature.
Ciascuno dei protagonisti ha il proprio ruolo e il proprio peso, in un mosaico in cui i ricattatori sono ricattati, i traditi sono anche traditori e i vincitori sono in realtà dei vinti che hanno camuffato la loro sconfitta.

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TRAMA :  Probabilmente i buoni capi d’azienda non esistono e questo film ce lo dimostra. Il film si svolge all’interno e intorno alla fabbrica Blancos, dove tutte le cose devono essere sempre in equilibrio. Dopotutto, producono bilance di tutte le forme e dimensioni. Lì, il capo apparentemente benevolo, Blanco (interpretato dal Premio Oscar® Javier Bardem), sta preparando la sua forza lavoro per un’imminente ispezione da parte di un gruppo in visita alle imprese locali per selezionarne una per un premio prestigioso. Ma far sembrare un’azienda in equilibrio e meritevole di un premio, non è una cosa semplice soprattutto se il capo è incline ai disastri ...

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In attesa della visita di una commissione che valuterà il vincitore di un importante concorso pubblico, il signor Blanco, padrone di una ditta di bilance, cerca di tenere insieme i pezzi della sua vita privata e lavorativa: interviene personalmente per risolvere i problemi del capo della produzione; mantiene buoni rapporti con la moglie nonostante la tradisca con la nuova stagista; con il capo del personale e la guardia giurata dello stabilimento gestisce la protesta di un ex dipendente licenziato appostatosi ai cancelli; con tagli, cambi di mansioni e decisioni insindacabili fa affari con piglio gentile ma deciso. Blanco è il capo perfetto: un padre buono che vedi i propri dipendenti come dei figli ed è disposto a tutto pur di salvare l'azienda...

Quasi vent'anni dopo I lunedì al sole, Javier Bardem e Fernando León de Aranoa tornano a parlare del mondo del lavoro: questa volta però sono dall'altra parte della barricata, dalla parte del padrone, di colui licenzia e non di chi può essere licenziato.
Fa un certo effetto, dopo anni di film figli della crisi economica e dedicati a lavoratori licenziati o a fabbriche dismesse (La legge del mercato, In guerra, A fabrica de nada, On va tout péter), vedere un film come Il capo perfetto, in cui l'azienda al centro del racconto non solo è viva e vegeta, ma è tra le candidate a un premio che permetterebbe ulteriore prestigio e soprattutto ulteriori finanziamenti pubblici («altrimenti quei soldi vanno al cinema», dice Blanco...)
Il punto centrale del discorso di de Aranoa, che è anche sceneggiatore, non è tanto il lavoro quanto la responsabilità: la gestione della vita altrui da parte di un uomo che si identifica totalmente con la propria azienda. La crisi è un'eventualità ma è lontana (all'inizio si vede un licenziamento durante le celebrazioni dello stabilmento, ma per Blanco è un semplice esubero, una cosa legale...); la produzione serrata e la qualità dei prodotti immessi sul mercato sono un obbligo; la serenità aziendale è una necessità.
Giusto perché le cose siano chiare, la Blanco Básculas, la società di gestione familiare del protagonista, produce bilance (básculas in spagnolo) e il giusto equilibrio è proprio ciò che ogni imprenditore deve trovare: equilibrio fra padrone e dipendenti, fra tempo e lavoro, vita privata e azienda, benessere e grattacapi, interessi personali e collettivi, bene personale e bene di tutti. Questo è il compito del capo perfetto, insomma. O forse no.
Forse, come si comprende nel corso di una trama che prevedibilmente spinge il protagonista a fare scelte estreme (ma siccome non siamo in un film di Ken Loach si resta sul piano della commedia acida), l'equità necessaria è di altro tipo: è fra legalità e illegalità, bontà e cattiveria, magnanimità e spietatezza, naturalezza e calcolo, faccia gentile e animo selvaggio, innocenza e colpa (anche penale).
La giustizia di cui la bilancia è simbolo diventa allora un concetto aleatorio, utile alla bisogna, da modificare o manipolare a seconda delle esigenze: all'ingresso della Blanco Básculas, tanto per non lasciare nulla di implicito, c'è una vecchia pesa artigianale, che ogni giorno pende da una parte o dall'altra; c'è un solo modo per farla stare in bolla, e la soluzione trovata dal signor Blanco (ovviamente da non svelare) è la metafora del film, la sua sintesi, che come tutto il resto viene illustrata e spiegata con chiarezza.
Nulla in Il capo perfetto sfugge al controllo di una sceneggiatura senza sbavature: dal lunedì al lunedì successivo, la settimana lavorativa mette ciascun personaggio di fronte alla propria crisi e ai propri obblighi. Ciascuno ha il proprio ruolo e il proprio peso, in un mosaico in cui i ricattatori sono ricattati, i traditi sono anche traditori e i vincitori sono in realtà dei vinti che hanno camuffato la loro sconfitta. Niente è lasciato al caso, e il valore del film è proprio nella sua voluta programmaticità, il suo moralismo divertito, con un Bardem ovviamente perfetto che come il suo regista resta costantemente in bilico fra farsa e dramma, presa in giro di sé stesso e di un intero sistema.
Tutto a posto niente in ordine, diceva il titolo di un film di Lina Wertmüller. O più ancora, crepa padrone, tutto va bene, dalla versione italiana di un film operaista di Godard: se non che in questo caso il padrone resta, ma anzi resta saldamente alla guida del suo inferno - a dirglielo è proprio l'operaio licenziato - camuffato da paradiso.
(Roberto Manassero - MyMovies)