ORARI  PROGRAMMAZIONE
 

  Giovedì 31/10   Ore 18.30  Anteprima
     
  Venerdì

01/11

  Ore 17.20 - 19.10 - 21.00
     
  Sabato

02/11

  Ore 19.10 - 21.00
     
  Domenica 03/11   Ore 17.20 - 19.10 - 21.00
     
   Lunedì 04/11   Rassegna 'Obiettivo Ambiente'
     
  Martedì 05/11   Ore 21.30  Ultimo Giorno







 

 

'Miglior Regia' al Festival di Cannes
Una scrittura attentissima per un'opera che denuncia i cattivi maestri,
senza false reticenze, senza abbandonare la speranza

Regia: Jean-Pierre Dardenne e Luc Dardenne
Nazionalità:
 Belgio/Francia - Durata: 84 min. - Genere: 
Drammatico

Cast: Idir Ben Addi, Victoria Bluck, Olivier Bonnaud, Myriem Akheddiou, Claire Bodson

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"L'età giovane" è un film scritto e diretto dai fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne, due registi e sceneggiatori belgi, famosi per il loro realismo sempre attuale. Il film parla di Ahmed un ragazzo musulmano di circa 14 anni che, con gli insegnamenti del suo imam, diventa sempre più fedele alla religione islamica, fino a diventare un vero e proprio estremista. Ahmed è entrato nella spirale dell'integralismo musulmano grazie all'indottrinamento di un imam che, tra le altre cose, gli ripete che la sua insegnante di lingua araba, anch'essa musulmana, è un'apostata. Ahmed che venera un cugino martire dell'Islam, decide allora di procedere autonomamente e di passare all'azione nei suoi confronti.
Considerato il clima politico-sociale italiano sul tema dell'immigrazione e della presenza dei musulmani una premessa diventa necessaria affinché il film non venga letto come un facile j'accuse ai seguaci di Maometto. Nei titoli di coda si può leggere il ringraziamento al Ministro per la gioventù e lo sport belga che si chiama Rachid Madrane. Dal nome non è difficile comprendere che si tratta di un belga di origini marocchine. Situazione che da noi solleverebbe l'indignazione di una parte consistente dell'elettorato e che nell'attualmente meno rissoso Belgio (dove non sono mancati, non dimentichiamolo, sanguinosi attentati) permette invece a quel ministro di sostenere un film che è anti-integralista ma non per questo antimusulmano. Se in 'Rosetta' i Dardenne seguivano da vicino la disperazione di una ragazza bisognosa di un lavoro che non riusciva a trovare, in Le jeune Ahmed la disperazione sembra avere trovato ospitalità nel loro sguardo.  La radicalizzazione del ragazzino è a un livello tale da manifestarsi compulsivamente anche nella gestualità e da rendere praticamente fallimentari i tentativi di tutti coloro che lo circondano. Che reagisca insultando in famiglia o che rifiuti il benché minimo contatto con l'altro sesso o con gli animali (questi sono solo due esempi della sua rigidità di fatto onnicomprensiva) nulla sembra riuscire a scalfire la corazza che gli è stata costruita addosso su misura e che ora ne limita qualsiasi movimento intellettuale o affettivo.   I Dardenne, che, come è noto, sono attentissimi alla scrittura dei loro film dopo un terzo della vicenda si permettono di spiazzare gli spettatori suggerendo una possibilità di ripensamento. Si tratta di un'iniziale inversione di marcia che non trova apparenti giustificazioni alla quale però sia chi è in sala sia educatori e psicologi che accompagnano Ahmed in un tentativo di recupero vogliono poter credere. Perché i due registi belgi non hanno mai smesso di sperare nelle persone che mettono in scena senza per questo voler ricercare accomodanti happy end.  (MyMovies)

Non si spiegano mai i motivi della radicalizzazione di Ahmed. Ma al termine di una manciata di scene che illustrano la rottura totale tra il ragazzo e la sua famiglia, capiamo che Ahmed non ha più un padre, un padre scomparso che accusa oltretutto di non essere stato un figura autorevole musulmana che avrebbe potuto ammirare. Al suo fianco (anche al suo capezzale) si succedono vari padri surrogati, i quali non riescono a comunicare con Ahmed. Persino il suo imam finisce per perdere il contatto con lui. Sua madre e la sua insegnante sono impotenti di fronte al mutismo e all'impermeabilità di Ahmed.  Le manifestazioni di benevolenza possono anche arrivare da tutte le parti, ma nulla riesce a deviare il ragazzo dal destino mortale che si è scelto. E agli adulti intorno a lui – come a quelli seduti in sala – non restano che i loro occhi per piangere questa realtà crudele: è impossibile salvare i nostri figli se non vogliono essere salvati.  Eppure i fratelli Dardenne aprono una porta. Costruendo magistralmente una tensione narrativa severa, che oscilla tra il carattere inalterabile della volontà di Ahmed e la profonda convinzione che non sia in grado di portare davvero a termine il suo disegno oscuro, i cineasti filmano i difetti di questo giovane corpo che a volte sembra resistere all'indottrinamento, e le piccole crepe che suggeriscono una possibile via di fuga.  (CinEuropa)