Ventenne dal volto delicato incorniciato da riccioli d’oro, figlio di una famiglia borghese e onesta, Carlitos non ha nulla dell’immagine del killer violento e volgare che la maggior parte della gente ha in mente. Il suo aspetto così angelico (qualcuno lo paragonò a Marilyn Monroe) fu un eccellente travestimento per commettere rapine, stupri e omicidi.
Nella Buenos Aires del ’71 il ragazzo, in coppia col suo compagno di scuola Ramón (Chino Darín), compie piccoli furti. La sua irrefrenabile voglia di sentirsi vivo lo spinge però verso crimini più grandi. Carlitos si dà alle rapine di attività commerciali, durante le quali decide di alimentare la sua adrenalina compiendo degli insensati e spietati omicidi.
La morte di uomini e donne innocenti non turba affatto il ragazzo, che continua la sua folle corsa criminale fino al febbraio del ’72 quando, dopo un colpo andato male e l’assassinio del suo complice, viene arrestato.
Il thriller di Luis Ortega è elettrizzante e sensuale, merito dell’interpretazione del giovane protagonista Lorenzo Ferro (qui alla sua prima prova d'attore), ma soprattutto del lavoro audace del regista argentino che si è lasciato sedurre da un personaggio fuori di testa e dannatamente affascinante.