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TRAMA
: Per quarant'anni, il fotografo Sebastião
Salgado ha viaggiato in tutti i continenti della terra
seguendo le tracce di un'umanità in costante mutazione.
Dopo esser stato testimone dei principali eventi che
hanno segnato la nostra storia recente - conflitti
internazionali, carestie, esodi - si è lanciato alla
scoperta di territori inesplorati e paesaggi grandiosi,
per incontrare la fauna e la flora selvagge in un grande
progetto fotografico intitolato "Genesi": un omaggio
alla bellezza del pianeta.
La vita e il lavoro di Sebastião Salgado ci vengono
rivelati attraverso gli sguardi incrociati di Wim
Wenders, anch'egli fotografo, e di suo figlio Juliano
che lo ha accompagnato nei suoi ultimi viaggi.
RECENSIONE :
Magnificamente ispirato dalla potenza lirica della
fotografia di Sebastião Salgado, Il sale della terra
è un documentario monumentale, che traccia l'itinerario
artistico e umano del fotografo brasiliano. Co-diretto
da Wim Wenders e Juliano Ribeiro Salgado, figlio
dell'artista, Il sale della terra è
un'esperienza estetica esemplare e potente, un'opera
sullo splendore del mondo e sull'irragionevolezza umana
che rischia di spegnerlo. Alternando la storia personale
di Salgado con le riflessioni sul suo mestiere di
fotografo, il documentario ha un respiro malickiano,
intimo e cosmico insieme, è un oggetto fuori formato,
una preghiera che dialoga con la carne, la natura e Dio.
Quella di Salgado è un'epopea fotografica degna del
Fitzcarraldo herzoghiano, pronto a muovere le montagne
col suo sogno 'lirico'. Viaggiatore irriducibile,
Sebastião Salgado ha esplorato ventisei paesi e
concentrato il mondo in immagini bianche e nere di una
semplicità sublime e una sobrietà brutale. Interrogato
dallo sguardo fuori campo di Wenders e accompagnato sul
campo dal figlio, l'artista si racconta attraverso i
reportages che hanno omaggiato la bellezza del pianeta e
gli orrori che hanno oltraggiato quella dell'uomo.
Fotografo umanista della miseria e della tribolazione
umana, Salgado ha raccontato l'avidità di milioni di
ricercatori d'oro brasiliani sprofondati nella più
grande miniera a cielo aperto del mondo, ha denunciato i
genocidi africani, ha immortalato i pozzi di petrolio
incendiati in Medio Oriente, ha testimoniato i mestieri
e il mondo industriale dismesso, ha perso la fede per
gli uomini davanti ai cadaveri accatastati in Rwanda e
'ricomposti' nella perfezione formale e compositiva del
suo lavoro. Un lavoro scritto con la luce e da ammirare
in silenzio.
Nato nel 1944 ad Aimorés, nello stato di Minas Gerais,
da cui parte ancora adolescente, spetta al figlio
Juliano documentarne la persona attraverso foto e
home movies, ricordi e compendi affettivi di
incontri col padre, sempre altrove a dare vita (e luce)
al suo sogno. Un sogno che per potersi incarnare deve
confrontarsi appieno col reale. A Wenders concerne
invece la riproduzione dei suoi scatti, che ritrovano
energia e fiducia nella natura, le sue foreste vergini,
le terre fredde, le altezze perenni. Il regista tedesco,
straordinario 'ritrattista' di chi ammira (Tokyo-Ga,
Buena Vista Social Club,
Pina Bausch),
converte in cinema le immagini fisse, scorre le visioni
e la visione di un uomo dentro un mondo instabile. In
una scala di grigi e afflizioni, nei chiaroscuri che
impressionano il boccone crudo dell'esistere (l'esodo,
la sofferenza e il calvario dei paesi sconvolti dalle
guerre e dalle nuove schiavitù), Salgado racconta le
storie della parte più nascosta del mondo e della
società. Spogliate dalla distrazione del colore, le sue
fotografie attestano la conoscenza precisa dei luoghi e
la relazione di prossimità che l'artista intrattiene con
gli altri, sono un mezzo, prima che un oggetto d'arte,
per informare, provocare, emozionare. Foto che arrivano
dentro alle cose perché nascono dall'osservazione, dalla
testimonianza umana, da un fenomeno naturale.
Esperiti esteticamente l'oggetto artistico e l'intentio
artistica di Salgado, Wenders rappresenta col suo cinema
la 'forma' dell'idea di cui gli scatti sono portatori.
Scatti radicali e icastici che penetrano le foreste
tropicali dell'Amazzonia, del Congo, dell'Indonesia e
della Nuova Guinea, attraversano i ghiacciai
dell'Antartide e i deserti dell'Africa, scalano le
montagne dell'America, del Cile e della Siberia. Un
viaggio epico quello di Salgado che testimonia l'uomo e
la natura, che non smette di percorrere il mondo e ci
permette di approcciare fotograficamente le questioni
del territorio, la maniera dell'uomo di creare o
distruggere, le storie di sopraffazione scritte
dall'economia, l'effetto delle nostre azioni sulla
natura, intesa sempre come bene comune. Perché dopotutto
la domanda che pone la fotografia di Salgado è sempre 'dove'?
In quale luogo? E determinare il luogo è comprendere il
senso della narrazione dell'altro.
(Marzia Gandolfi - www.mymovies.it)
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