Un
divano
a
Tunisi,
film
diretto
da
Manele
Labidi,
è la
storia
della
35enne
Selma
Derwish
(Golshifteh
Farahani),
giovane
donna
dal
carattere
forte
e
indipendente
cresciuta
insieme
al
padre
in
Francia,
dove
si è
laureata
in
psicoanalisi.
Decide
di
tornare
nella
sua
città
d'origine,
Tunisi,
per
aprire
uno
studio
privato,
ma
la
Tunisia
reduce
dalla
Primavera
araba
non
è la
Francia
e
forse
non
è
ancora
pronta
a
una
donna
psicoanalista.
Ben
presto
Selma
si
scontra
con
un
ambiente
per
nulla
favorevole:
i
suoi
parenti
provano
a
scoraggiarla
e il
suo
studio
inizia
a
essere
popolati
dal
pazienti
eccentrici.
È
così
che
la
donna
si
imbatte
in
pregiudizi,
caos
e
ignoranza,
che
finora
non
aveva
mai
preso
in
considerazione...
Selma
è
una
donna
fortemente
indipendente,
cresciuta
col
padre
in
Francia,
dove
ha
studiato
psicanalisi.
A 35
anni
decide
però
di
tornare
a
Tunisi,
la
sua
città
di
origine,
ed
aprire
un
suo
studio.
Fresca
di
primavera
araba,
la
città
è
pronta
ad
accogliere
una
donna
psicanalista
con
tutta
l’avversione
e i
pregiudizi
del
caso.
Selma
ha
il
volto
della
bellissima
attrice
iraniana
Golshifteh
Farahani,
protagonista
del
cinema
francese,
dal
suo
trasferimento
in
Francia,
ma
anche
la
prima
attrice
del
suo
paese
ad
aver
preso
parte
a
produzioni
Hollywoodiane,
lavorando
con
Ridley
Scott
e a
fianco
di
Leonardo
Di
Caprio,
Christian
Bale
e
Adam
Driver.
L’opposizione
della
famiglia,
l’ostilità
delle
autorità
locali,
la
burocrazia
confusa
e la
diffidenza
delle
persone
danno
a
Selma
del
filo
da
torcere,
ma
generano
anche
una
serie
di
siparietti
che
dirottano
un
potenziale
dramma
verso
i
toni
della
commedia.
Lo
studio
infatti
inizia
a
popolarsi
di
personaggi
eccentrici,
spinti
a
visitare
questa
giovane
sfrontata
che
veste
in
jeans
dalla
curiosità
ma
in
fondo
anche
da
un
bisogno
non
ancora
consapevole
di
aprirsi
ed
essere
ascoltati.
Presentato
alla
76^
edizione
della
Mostra
del
Cinema
di
Venezia
nella
sezione
delle
Giornate
degli
Autori,
Un
Divano
a
Tunisi
ha
avuto
un’accoglienza
calorosa,
vincendo
il
Premio
del
Pubblico.
Oggettivamente
piacevole
e
divertente,
ha
come
più
grande
pregio
quello
di
affrontare
temi
caldi,
come
la
discriminazione
e i
pregiudizi,
con
leggerezza.
Sceglie
di
evidenziare
e
gonfiare
il
paradosso
che
questi
vanno
a
creare,
generando
risate
che
però
portano
anche
a
riflettere.
Ha
insomma
la
struttura
tipica
delle
commedie
francesi,
genere
in
cui
i
cugini
d’oltralpe
sanno
sicuramente
il
fatto
loro.
(Matelda
Giachi) |