Orari Programmazione
Prima Visione

  Lunedì          24/09    Ore  21,30
 
  Martedì         25/09    Ore  21,30
 
  Mercoledì     26/09     Rassegna
 
  Sabato          29/09    Ore  20,20
 
  Domenica     30/09    Ore  21,00


 





Il maestro dei rapporti famigliari eleva il suo linguaggio con un'amara analisi delle disuguaglianze sociali.
E diventa un classico vivente.


Giappone - Drammatico - 121’
  Gli Speciali :  Trailer   Sito Italiano
  Le schede :  FilmUp   Cinematografo   ComingSoon

Trama :In un umile appartamento vive una piccola comunità di persone, che sembra unita da legami di parentela. Così non è, nonostante la presenza di una "nonna" e di una coppia, formata dall'operaio edile Osamu e da Nobuyo, dipendente di una lavanderia.   Quando Osamu trova per strada una bambina che sembra abbandonata dai genitori, decide di accoglierla in casa ...
La famiglia, per definizione, non si sceglie. O forse la vera famiglia è proprio quella che si ha la rara facoltà di scegliere. Libero arbitrio parentale: un tema niente affatto nuovo nel cinema di Kore-eda Hirokazu, dallo scambio di figli di Father and Son alla sorellanza estesa di Little Sister.  Ma Un affare di famiglia percorre solo in apparenza binari antichi, nascondendo una differente declinazione della materia, che guarda al sociale come l'autore non faceva dai tempi di Nessuno lo sa. In un'opera brutalmente separata in due atti, che lavora molto sul dialogo con lo spettatore. Il primo segmento sembra esaudire appieno le aspettative di quest'ultimo, introducendolo a un gruppo di ladruncoli che, per interesse prima e per affetto poi, si ritrova a festeggiare un colpo, simulando di avere dei rapporti effettivi di parentela. Tutto sembra procedere nella direzione più attesa, sino alla svolta narrativa che riapre il vaso di Pandora e rimette tutto in discussione. "Buoni", "cattivi", giusto e sbagliato, diventano concetti ribaltati sullo spettatore e sui suoi dubbi, con una padronanza della narrazione - già intravista nel "rashomoniano" The Third Murder - che guarda al relativismo di Kurosawa Akira, ancor più che al consueto termine di paragone di Ozu.  Kore-eda è ormai talmente padrone della propria poetica, elaborata attraverso una lunga e pregevole filmografia, da poterne disporre a piacimento, rivoltandola come un guanto per offrire nuovi punti di vista, nuove ricerche di verità. Il conflitto tra legge morale e legge sociale trasforma i toni quasi da commedia della rappresentazione della famiglia fittizia in un dramma colorato di nero, che colpisce come una sferzata, dopo aver aperto il cuore al sentimento. Lo scontro tra legge e natura raggiunge il suo apice nell'epilogo di Un affare di famiglia, dimostrando l'invincibilità della prima - che ostruisce la costruzione di un modello alternativo - ma ribadendo con forza le ragioni della seconda.   "Che cosa ci unisce? I soldi?". Questa domanda, espressa da uno dei componenti della "famiglia" al centro del film di Hirokazu Kore'eda che ha conquistato la Palma d'Oro all'ultimo Festival di Cannes, è centrale a tutto lo svolgimento di una storia che affronta - in forma meravigliosamente narrativa - il modo in cui il denaro - o la sua assenza - condizionino i rapporti fra gli esseri umani, soprattutto in una società rigidamente divisa in caste come quella contemporanea giapponese.  I protagonisti di Un affare di famiglia convivono ammassati in uno spazio piccolissimo.  La nonna riceve soldi da un ex marito che le ha preferito un'altra famiglia, l'uomo accetta ingaggi a giornata da un cantiere edile e quando si fa male (sul luogo di lavoro) non ha diritto ad alcun sostegno economico, la donna fa la stiratrice in una lavanderia il cui capo pretende dalle dipendenti uno di quei contratti di solidarietà "con cui si diventa tutti un po' più poveri", la ragazza si esibisce in un peep shop, e il bambino rubacchia qua e là, come gli hanno insegnato gli adulti di casa. Tutti campano di espedienti, nella più totale clandestinità, riuscendo a malapena a sopravvivere.