Vincitore
di 2
Premi
Oscar
Miglior
Attore -
Miglior
Sceneggiatura
THE
FATHER
ha
ottenuto
6
candidature
e vinto
2
Premi
Oscar,
4
candidature
a
Golden
Globes,
6
candidature
e vinto
un
premio
ai
BAFTA,
6
candidature
e vinto
un
premio
ai
Satellite
Awards,
6
candidature
e vinto
3
British
Independent,
4
candidature
a
Critics
Choice
Award,
2
candidature
a
SAG
Awards,
1
candidatura
a
Directors
Guild,
ha vinto
un
premio
ai
Goya
Regia: FLORIAN
ZELLER
Nazione: Gran
Bretagna
- Durata: 97
min. - Genere: Drammatico
Attori:
ANTHONY HOPKINS - OLIVIA
COLMAN
IL TRAILER
**********************************************************************
Anthony
ha
81
anni.
Vive
da
solo
nel
suo
appartamento
londinese
e
rifiuta
tutte
le
persone
che
sua
figlia
Anne
cerca
di
imporgli.
Presto
però
Anne
non
potrà
più
andarlo
a
trovare
tutti
i
giorni:
ha
preso
la
decisione
di
trasferirsi
a
Parigi
con
un
uomo
che
ha
appena
conosciuto…
Ma
se è
così,
allora
chi
è
l'estraneo
che
piomba
all'improvviso
nel
soggiorno
della
casa
di
Anthony,
sostenendo
di
essere
sposato
con
Anne
da
oltre
dieci
anni?
E
perché
afferma
con
tanta
convinzione
che
quella
dove
vive
è
casa
sua
e
della
figlia?
Eppure
Anthony
è
sicuro
che
quello
sia
il
suo
appartamento.
Sembra
esserci
nell'aria
qualcosa
di
strano,
come
se
il
mondo
ad
un
tratto
avesse
smesso
di
seguire
le
regole
abituali.
Smarrito
in
un
labirinto
di
domande
senza
risposta,
Anthony
cerca
disperatamente
di
capire
che
cosa
stia
succedendo
attorno
a
lui.
THE
FATHER
-
NULLA
È
COME
SEMBRA
è il
racconto
di
un
uomo
la
cui
realtà
si
sgretola
pian
piano
davanti
a
nostri
occhi.
Il
tempo
passa
per
tutti
senza
scampo,
spada
di Damocle,
micidiale
e
inesorabile.
Nulla
pare
intaccare
il
suo
corso,
a
niente
valgono
i
rimedi
casalinghi
per
ingannar
il
sacro
portatore
della
clessidra,
responsabile,
talune
volte,
di
un
decadimento
delle
nostre
facoltà
mentali
e
cognitive.
Invecchiando
si
perdono
le
forze,
il
fisico
si
rilassa
e in
taluni
casi,
oltre
al
decadimento
del
corpo,
si
assiste
alla
perdita
di
memoria
della
mente
sino
all’irreparabile.
Sembrano
saperlo
bene
molti
cineasti,
come
Michael
Haneke,
vincitore
qualche
anno
fa
della
Palma
d’Oro
a
Cannes
con
Amour,
un
dramma
da
camera
dalla
reminiscenze
bergmaniane,
dedicato
all’esistenza
ordinaria
di
una
coppia
di
ottuagenari,
Anne
(Emmanuelle
Riva)
e
Georges
(J.L.
Trintignant),
esponenti
di
un
universo
che
ha
fatto
della
cultura
il
baricentro
geostazionario,
il
pilastro
della
propria
identificazione
sociale
e
sconvolti
dalla
malattia
di
Anne
che
per
un
ictus
rimane
inabile
di
qualsivoglia
azione
e
costretta
ad
una
sedia
a
rotelle
presto
inibita
dall’uso
della
parola.
Se
possiamo
dire,
ad
Anthony,
il
protagonista
della
pellicola
d’esordio
alla
regia
per
il
regista
Florian
Zeller,
tratta
dal
suo
stesso
scritto
teatrale,
The
father,
va
decisamente
meglio.
Anthony,
infatti,
nome
omen
per
quello
che
fu
il
terribile
e
sadico
Hannibal
Lecter
del
Silenzio
degli
innocenti,
Anthony
Hopkins,
si
muove,
ma
purtroppo
per
lui,
pian
piano
qualcosa
nella
sua
mente
sembra
non
funzionare
più.
Alcuni
accadimenti
gli
appaiono
“stonati”,
come
fosse
vittima
di
un
complotto
familiare,
di
una
figlia
Anne
(Olivia
Colman)
che
pare
nascondergli
qualcosa,
di
una
vita
che
si
tramuta
sempre
più
in
una
claustrofobica
iterazione
di
eventi
giorno
dopo
giorno.
Eppure,
siamo
lontani
dalla
matrice
di
un
thriller
psicologico
perché
Zeller,
abilmente
e
con
una
steady-cam
che
pare
seguire
pedissequamente
non
tanto
i
movimenti
quanto
soprattutto
i
pensieri
dell’uomo,
mette
in
scena
dentro
quattro
mura
domestiche
il
dramma
di
un
disfacimento
mentale.
La
ripetitività
degli
accadimenti,
la
perdita
del
tempo,
lo
spaesamento,
la
memoria
che
piano
piano
se
ne
va,
scorrono
con
leggerezza
come
fossero
sintomi
di
un
grido
muto
e
inarticolato
che
non
riesce
a
esprimersi
con
facilità.
Anthony
vacilla,
il
mondo
pare
complottare
contro
di
lui
e
noi
spettatori,
in
un
primo
momento,
senza
nulla
conoscere
di
quest’uomo,
senza
nulla
sapere
di
demenza
senile,
pensiamo
che
sia
tutta
un’abile
montatura
come
se
fossimo
parte
di
un
teatrino
in
cui
ciascun
personaggio
recita
un
ruolo
differente
a
seconda
del
soggetto
che
interpreta.
Pirandello
e il
suo
relativismo
gnoseologico
perde
ogni
significato
entro
un
mondo
che
lentamente
e
amaramente
per
Anthony
muta
piano
piano
sino
a
divenire
irriconoscibile,
come
la
casa,
il
luogo
familiare
per
eccellenza,
gli
oggetti
d’uso
quotidiano
che
misteriosamente
non
trova
più,
le
iterazioni
volute
in
fase
di
sceneggiatura
fatte
di
dialoghi
e
inquadrature
rivolte
al
primo
piano
di
un
uomo
giorno
dopo
giorno,
sempre
più
irriconoscibile.
Film
raro
dotato
di
una
leggerezza
ossessiva,
mortifera,
emozionante,
capace
di
entrare
nei
prodromi
di
una
malattia,
The
father,
il
padre
in
senso
lato,
è
uno
spaccato
di
una
esistenza
malinconica
che
lentamente
si
affievolisce
nei
ricordi,
drammaticamente
avvinto
a
una
malattia
incurabile
e
capace
di
avvinghiare
corpo
e
anima.
Il
tutto
senza
retorica
o
melò
di
fondo,
con
la
sola
forza
di
un
grande
attore
come
Anthony
Hopkins,
ritratto,
come
in
una
commedia
di
Bennet,
“nudo
e
crudo”,
là
nella
sua
caratterizzazione
patologica
come
fu
quella
di
Emmanuelle
Riva
in
Amour.
Due
film
diversi,
là
la
ferocia
della
malattia
vissuta
in
solitudine
e
nel
dolore,
qui
in
un
soffocato
tentativo
di
irreversibile
recupero,
due
temi
differenti
accumunati
entrambi
dall’inferno
a
porte
chiuse
sartriano
e
dall’infinito
amore
di
chi
resta. Candidato
agli
Oscar
2021
ma
già
vincitore
morale
di
chi
questo
dramma
lo
vive
ogni
giorno
sulla
pelle
o lo
condivide,
il
vero
amore
sacrificale.
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