TRAMA :
Utama - Le terre dimenticate,
film diretto da Alejandro Loayza
Grisi, è ambientato tra gli
altopiani della Bolivia e racconta
la storia di un'anziana coppia
quechua, Virginio
e Sisa (José
Calcina e
Luisa Quispe),
che vive da diversi anni ogni giorno
allo stesso modo. Quando il loro
stile di vita è minacciato da una
lunga siccità, i due si ritrovano ad
affrontare un dilemma: resistere o
venire sconfitti dallo stesso
trascorrere del tempo?
Le cose precipitano del tutto con
l'arrivo del nipote
Clever (Santos
Choque),
giunto con tante novità. I tre
dovranno fare i conti, ognuno a modo
suo, con l'ambiente che li circonda,
la necessità di cambiare e il
significato della vita stessa.
Utama è una sorprendente storia
d'amore ambientata tra gli
incantevoli paesaggi di questa terra
lontana, che fanno da sfondo a una
toccante riflessione sui temi
ambientali e sul futuro delle
popolazioni più remote e
dimenticate.
RECENSIONE : Virginio e Sisa sono
un'anziana coppia quechua che vive
sull'Altipiano boliviano devastato
dalla siccità. Lui è un allevatore
di lama che ogni giorno deve
compiere un percorso di diversi
chilometri per poter trovare qualche
stentato ciuffo d'erba e un
po'd'acqua per gli animali. Un
giorno arriva il nipote Clever con
una proposta: i nonni potrebbero
andare a vivere in città dove sia
lui che suo padre abitano.
Il vincitore del Gran Premio della
Giuria al Sundance lancia un forte
grido di allarme sui mutamenti
climatici senza fare proclami ma con
empatia umana.
Alejandro Loayza-Grisi ci porta in
una terra poco frequentata dal
cinema per raccontarci una piccola
storia che si situa in grandi spazi
spettacolari che ricordano il cinema
di
Sergio Leone
o di
John Ford
per la potenza che amanano dal punto
di vista visivo. Non siamo però di
fronte a vicende cariche di azione
anche se la tensione non manca.
Perché fin dalla prima inquadratura
di un uomo che cammina da solo in
una terra arida veniamo collocati in
una dimensione in cui l'essere umano
e la Natura non vivono più in
comunione.
Questo non è però colpa di Virginio,
l'anziano allevatore di lama,
infiocchettati per riconoscerne la
proprietà, che ogni giorno lascia la
sua taciturna vita di coppia per
affrontare sterminati spazi ormai
privi di qualsiasi forma di vita. La
colpa sta altrove ma le ricadute
sono tanto sulla collettività
globale quanto sui singoli.
È di una storia di persone che
questo film ci parla mostrando come
i mondi si facciano sempre più
lontani. La città a cui Clever
vorrebbe, con tutte le migliori
intenzioni, condurre i nonni è una
realtà a cui Virginio, che nasconde
un segreto relativo alla sua salute,
non intende adattarsi. Loayza-Grisi
riesce con grande delicatezza a
mostrarci il rapporto tra le due
generazioni sul versante maschile
mediato da una anziana donna, Sisa,
che comprende le ragioni di entrambe
le parti ma resta legata al marito.
In un misto di antiche credenze
rituali e di duro confronto con la
realtà quotidiana assistiamo a un
progressivo avvicinamento tra nonno
e nipote che però non può portare a
cedimenti sulla impossibilità di
mutare modalità di vita.
La città, secondo Virginio, non
potrebbe essere altro che un luogo
dove mendicare o farsi mantenere e
questo non è accettabile. Allora ad
ogni alba si parte con la mandria di
animali inquadrati con tanta
attenzione (non solo dal punto di
vista della tecnica di ripresa) da
far percepire al contempo la loro
bellezza e la tristezza di una
condizione che sembra irreversibile.
I film che ci mettono in allarme sui
mutamenti climatici sono ormai
numerosi. Pochi però hanno la forza
mite e quasi silenziosa di Utama
che ci ricorda che il futuro è
purtroppo già presente e lo fa
attraverso i volti scavati di un
uomo e di una donna che resistono
nonostante tutto. (MyMovies)
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