Trama:
Costretti a fuggire dal
Bangladesh, Fahim e suo padre partono alla volta di Parigi. Al loro
arrivo, cominciano una vera e propria corsa a ostacoli per ottenere
asilo politico, con la minaccia di venire espulsi dalla Francia in
qualsiasi momento. Grazie al suo dono per gli scacchi, Fahim
incontra Sylvain, uno dei migliori allenatori di scacchi francesi
che lo porterà al campionato nazionale dove si giocherà la
possibilità di rimanere nel paese che ha accolto lui e suo padre.
Esiste forse un gioco tanto composto e
serio, quanto violento come gli scacchi? E questo gioco può essere
talmente importante da prendere il controllo della vita delle
persone? È così che iniziamo la
recensione di Qualcosa di meraviglioso, il
film di Pierre-François
Martin-Laval con Isabelle Nanty, Gérard Depardieu e Assad Ahmed.
Questo lungometraggio pone una
riflessione riguardo al diritto di poter sognare un futuro migliore
e all'impossibilità di farlo e, quindi, si sofferma sulle disperate
condizioni di coloro che migrano verso un altro paese rischiando il
presente per dare un futuro migliore alla propria famiglia, più che
a sé stessi.
Basato su un'incredibile storia vera,
il film segue l'epopea del giovane Fahim che, con la promessa di
conoscere un grande maestro di scacchi, viene portato via dal
Bangladesh dal padre, che lo porta fino a Parigi. Per i due non sarà
vita facile nella capitale francese: sin dal loro arrivo, padre e
figlio intraprendono un percorso irto di ostacoli per riuscire ad
ottenere asilo politico, vivendo con il costante timore di essere
espulsi dal Paese. Grazie alla sua straordinaria abilità di giocare
a scacchi, il giovane Fahim incontra Sylvain, uno dei più bravi
allenatori di Francia, ma anche uno degli insegnanti più esigenti.
Dopo un'iniziale diffidenza, allievo e maestro cominceranno a
conoscersi sempre più, stringendo una forte amicizia e fidandosi
l'uno dell'altro. Ma quando il Campionato Nazionale inizia, il
rischio di espulsione dal territorio francese si fa sempre più
presente, a Fahim non resta che una possibilità: vincere quella
competizione e diventare campione.Come già anticipato, il film si
basa sulla storia vera di Fahim Mohammad
che, nel 2012, divenne campione francese di scacchi, nella sezione
Under 18: ma, ciò che fece più scandalo, era il fatto che il
ragazzino non era dotato di permesso di soggiorno. In seguito fu lo
stesso primo ministro dell'epoca, François Fillon, a dare avvio alla
regolarizzazione sua e della sua famiglia, proveniente dal
Bangladesh. Quello di
Pierre-François Martin-Laval è il tentativo di far
riflettere il pubblico circa il tema dell'asilo politico e della
concessione dei permessi di soggiorno. Perché per Fahim e suo padre
Nura non è solo un tentativo di rendere la loro vita migliore, ma è
una vera e propria epopea dei tempi moderni, fatta di barriere
linguistiche, nazionali e, quel che è peggio, di muri che non si
scalfiscono nemmeno con l'empatia.
Al di là delle riflessioni politiche,
Qualcosa
di meraviglioso vuole puntare sulla speranza, su
quello che può esserci oltre l'orizzonte e sul diritto di sognare
una vita dignitosa, senza puntare al pietismo. Con estrema
delicatezza, questo film vuole farci riflettere sul fatto che tutti
noi stiamo, in fondo, giocando una partita a scacchi in cui ogni
mossa determina quelle dell'avversario e viceversa, senza renderci
però conto di quel fattore egoistico intrinseco. Ma un conto è
quando le pedine sono oggetti, e un conto è quando si tratta delle
persone, di noi.
Perché poco importa se siamo bianchi o neri, il destino è nelle
nostre mani e dobbiamo posizionare le nostre pedine nella maniera
migliore possibile. Tanto più entriamo nel gioco, tanto più ci
concentriamo su noi stessi, e bloccati da quei paraocchi,
riconducibili alle barriere di divisione tra popoli, non riusciamo a
vedere oltre. Ma basta spostare ciò che ostacola la nostra visuale
per renderci conto che stiamo tutti giocando la stessa partita della
vita e perché non farlo con coesione, con empatia verso l'altro? Non
sono forse gli scacchi ad essere uno dei giochi da tavolo più
universali di tutti, che non conoscono limiti di sesso, età, lingua,
religione?
Un film come Qualcosa di meraviglioso non può che chiamare in causa
tutti noi, perché il contesto politico e sociale non rimane
confinato oltre le Alpi e nell'anno 2012, ma è purtroppo ascrivibile
a quasi tutti quei Paesi del mondo in cui si ha paura di abbattere
quei muri che ci separano dagli altri. Si devono mettere da parte
egoismo ed egocentrismo e si deve cominciare a guardare il mondo per
quello che è e scoprire, che forse, è meglio di quanto si pensi. Un
film che riscalda gli animi con la sua delicatezza e, allo stesso
tempo, con la profondità toccante degli argomenti trattati. Qualcosa
di meraviglioso ci spinge a pensare, grazie anche ad un
cast sempre all'altezza,
in particolare Assad Ahmed
e un Gérard Depardieu in
perfetto stato di grazia, in grado di interpretare un personaggio
che forse rappresenta molti di noi, quelle pedine sulla scacchiera
che pensano solo ad attacco e difesa, senza tenere in conto gli
altri.
In conclusione alla recensione di Qualcosa di meraviglioso è
doveroso sottolineare la volontà di far riflettere lo spettatore su
argomenti dati per scontati e sui quali vige il demone del luogo
comune e del qualunquismo. Perché tutti noi siamo pedine di una
scacchiera universale ma, a differenza del gioco da tavola, dobbiamo
imparare che esiste molto altro oltre l'attacco e la difesa.
(MOVIEPLAYER) |