Il
film diretto da Chie Hayakawa, pur
trattando di un futuro distopico, riesce
ad ancorarsi perfettamente a dubbi,
paure e dibattiti del nostro presente.
L'eutanasia sottilmente imposta sotto il
velo del libero arbitrio dalla società
giapponese si fa denuncia sociale di un
problema che grava sulla nostra
contemporaneità, spingendo alla ricerca
di una soluzione democratica, etica,
libera.
Giappone, domani. Un programma
governativo, il Piano 75, mira ad arginare quella
che ormai è diventata un’emergenza nazionale:
l’invecchiamento della popolazione. Da un lato, i
costi pubblici del welfare. Dall’altro, appunto, la
possibilità per gli anziani di ricorrere
all’eutanasia di Stato in cambio di supporto
logistico e finanziario. Vivere o morire non è un
dilemma etico: è una questione di burocrazia. Basta
aver compiuto 75 anni. Seguendo, tra gli altri,
Michi, un’anziana che cerca solo di tirare avanti,
Hiromu, un venditore del programma, e Maria, una
giovane infermiera filippina, la regista Chie
Hayakawa dipinge con grazia e naturalezza un
rigoroso dramma sociale dove convergono distopia e
realismo, indagine morale e riflessione civile.
Plan
75, menzione speciale Caméra d’Or a Cannes 2022,
vede scintillare l’eterno talento di Baisho Chieko
(Gelso D'Oro alla carriera al Far East Film Festival
25) nel ruolo di Michi: simbolo di un vecchio
Giappone che cerca di resistere agli urti del tempo
e della modernità.