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Un dialogo intimo che
Herzog imbastisce con il viaggiatore-scrittore Bruce Chatwin,
uno
dei più grandi autori del Novecento.
Durante gli ultimi anni
della vita di Bruce Chatwin il regista tedesco Werner Herzog ha
collaborato con lo scrittore inglese ad alcuni progetti e fra i due
è nata un’amicizia istintiva e profonda. In Nomad Herzog ripercorre
le tracce dei pellegrinaggi che Chatwin ha compiuto alla ricerca
dell’anima del mondo, attraversando continenti con l’inseparabile
zaino che ora appartiene a Herzog, e che diventa il terzo
protagonista del film.
Nomad ci porta con sé alla ricerca del brontosauro, in
Patagonia, davanti al relitto di una nave "fitzcarraldiana" a Punta
Arenas, a Silbury Hill, nell'entroterra australiano e dentro caverne
preistoriche o cimiteri indigeni: "luoghi in cui i nostri percorsi
si sono incrociati, o che avevamo esplorato indipendentemente l'uno
dall'altro", come ricorda il regista.
Percorsi che, nei romanzi di
Chatwin,
"creano racconti mitici nella forma di viaggi della mente",
scandagliando incessantemente "la natura dell'esistenza". Oggetti
che, allineati nella vetrina delle curiosità composta da Herzog,
consentono di risalire alle loro origini come faceva Chatwin, che da
una pelle di brontosauro ricostruiva un'era scomparsa da millenni:
fra tutti i taccuini dello scrittore, vere e proprie cosmogonie
universali. Herzog arricchisce le immagini con le parole dei libri
letti dallo stesso scrittore o dal regista, nel suo inconfondibile
accento teutonico, e con le testimonianze di biografi, antropologi,
archeologi e della vedova di
Chatwin,
Elizabeth, fervente cattolica con la capacità più autenticamente
cristiana della tolleranza.
Nel suo tipico stile documentario Herzog appare spesso in scena,
posiziona gli oggetti a favore di camera e impartisce istruzioni
agli intervistati, per non farci mai dimenticare che ciò che vediamo
è filtrato dal suo punto di vista. Ma lo scrittore e il regista
erano davvero spiriti affini, due nomadi convinti che "il mondo si
rivela a chi lo attraversa a piedi, credendo nel potere del
cammino", sempre in cerca di quelle forze magnetiche che
attraversano l'universo e di un equilibrio interiore da rinegoziare
continuamente, l'unico modo di rimanere vivi fino all'ultimo: come
ben sanno quelle popolazioni erranti che cominciano a morire quando
diventano stanziali.
Pochi registi raccontano la pietra, il ghiaccio, gli animali
fantastici e le tribù millenarie, le bizzarrie del mondo e i
paesaggi squilibrati come Werner Herzog. Pochi sanno commuoverci
senza farci versare una lacrima, come del resto fa anche lui,
"affettuoso e distaccato" (così lo descriveva
Chatwin) al
ricordo degli ultimi giorni del suo amico malato, "l'unica persona
con cui potevo avere una conversazione sull'aspetto rituale del
camminare". Pochi sanno trovare le connessioni segrete fra Paesi,
popoli, testi, artefatti: come faceva
Chatwin, che
"era Internet prima che Internet esistesse". E per tutta la
narrazione Herzog tiene teso il filo fra la curiosità di un regista
eternamente affascinato dai misteri e il rispetto per ciò che "non è
fatto per essere filmato".
Nomad, come i romanzi di
Chatwin, va
alla ricerca dell'"essenza della vita e la possibilità di diventare
umani", ci prende per mano e prosegue per suoni e immagini il
percorso dello scrittore tramandando la sua storia, "tenendo insieme
la terra" e continuando il suo canto. (MyMovies) |